Una speranza per i neonati con leucemia linfoblastica acuta?

  • Alessia De Chiara
  • Notizie dalla letteratura
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Messaggi chiave

  • Il blinatumomab aggiunto alla chemioterapia appare sicuro nei neonati con diagnosi di leucemia linfoblastica acuta (LLA) con riarrangiamento del gene KMT2A.
  • Il farmaco sembra promettente anche in termini di efficacia a breve termine, in termini di sopravvivenza libera da malattia e percentuale di pazienti con malattia minima residua (MRD), poiché il follow-up dei pazienti, seppur breve, ha incluso un periodo con rischio aumentato di ricadute.

 

Perché è importante 

  • Nei neonati colpiti da LLA con riarrangiamento del gene KMT2A la sopravvivenza è bassa e il 90% delle ricadute avviene nei primi 2 anni dalla diagnosi.
  • Negli ultimi decenni gli esiti non sono migliorati nonostante l’intensificazione della chemioterapia e il ricorso al trapianto di cellule staminali ematopoietiche.
  • Servirà un follow-up più lungo ma i dati emersi dallo studio sul blinatumomab sono promettenti.

 

Come è stato condotto lo studio

  • Il blinatumomab è un anticorpo che si lega a CD19 sulle cellule B e a CD3 sulle cellule T, già rivelatosi efficace e sicuro in pazienti pediatrici più grandi e in adulti.
  • Un totale di 30 pazienti con meno di un anno di vita provenienti da 9 paesi e trattati secondo il protocollo chemioterapico utilizzato nello studio Interfant-06 hanno ricevuto un ciclo di blinatumomab (15 μg per metro quadrato di superficie corporea al giorno; somministrazione continua di 28 giorni).

 

Risultati principali

  • Non sono stati osservati effetti tossici clinicamente rilevanti, ossia possibilmente o sicuramente attribuibili al blinatumomab e sfociati nella sua interruzione o nel decesso (endpoint primario).
  • Il profilo di sicurezza è stato coerente con quello riscontrato tra i bambini più grandi e gli adulti.
  • Sono stati riportati 10 eventi avversi gravi in 9 pazienti, quali febbre di grado 1, infezione di grado 3 o 4, ipertensione di grado 3 e vomito di grado 3.
  • Al termine della somministrazione del farmaco, il 93% dei pazienti è risultato negativo per MRD (16) o con livello basso (12; <5 cellule leucemiche per 10.000 normali).
  • Dopo un follow-up mediano di 26,3 mesi, la sopravvivenza libera da malattia a 2 anni è stata dell’81,6% e la sopravvivenza compressiva del 93,3%, entrambe superiori a quelle ritrovate in Interfant-06, rispettivamente del 49,4% e del 65,8%.