Un aiuto per affrontare la dialisi

  • Elena Riboldi
  • Uniflash
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I ricercatori dell’Università di Pittsburgh hanno messo a punto un intervento terapeutico finalizzato alla gestione dei sintomi che affliggono i pazienti con malattia renale allo stadio terminale (ESRD) che devono sottoporsi a dialisi. L’intervento, gestito in telemedicina e basato su psicoterapia e/o terapia farmacologica, è personalizzabile in base alle preferenze del paziente. 

Testato in uno studio randomizzato controllato, questo intervento chiamato Technology Assisted Stepped Collaborative Care (TACcare), si è mostrato efficace su fatigue e dolore con benefici duraturi. Da sottolineare il fatto che la maggior parte dei pazienti a cui è stato offerto ha preferito ricorrere alla sola terapia cognitivo-comportamentale (CBT), evitando l’uso di farmaci. Di facile implementazione, TACcare offre concretamente la possibilità di migliorare la qualità della vita del paziente emodializzato.

 

In cosa consiste  TACcare

L’intervento ha come target uno o più sintomi tra fatigue, dolore e depressione (riportati, rispettivamente, da oltre il 70%, 50% e 20% dei pazienti sottoposti a dialisi). A indicare il o i target prioritari è il paziente stesso. In base a questo viene proposta la CBT e/o un trattamento farmacologico mirato per un periodo di 12 settimane, usando un approccio graduale (stepped care).

Per agevolare il paziente, le sedute di psicoterapia vengono effettuate in telemedicina presso il centro dialisi o a casa. Se il paziente non risponde alla psicoterapia, o se lo preferisce, vengono prescritti farmaci analgesici e/o antidepressivi, il cui dosaggio può essere aumentato se necessario. Sfortunatamente non esistono opzioni farmacologiche efficaci da proporre ai pazienti con fatigue.

Il team che gestisce l’intervento si coordina con il medico di famiglia, il nefrologo e lo staff del centro dialisi. Si ottiene così un allineamento delle cure per offrire un’assistenza a tutto tondo in grado di sostenere la salute fisica e mentale del paziente.

 

Lo studio clinico

Lo studio è stato condotto negli USA. I ricercatori hanno arruolato 160 pazienti adulti con ESRD emodializzati che sperimentavano livelli clinicamente significativi di fatica, dolore e/o depressione. I partecipanti sono stati randomizzati per ricevere 12 settimane di CBT e/o farmacoterapia (gruppo intervento) oppure 6 sessioni di educazione alla salute in telemedicina (gruppo controllo). I pazienti sono stati monitorati per 12 mesi per valutare l’efficacia e la durata dell’effetto.

Rispetto al controllo, con l’intervento è stata registrata una riduzione statisticamente e clinicamente significativa dell’intensità della fatica (Functional Assessment of Chronic Illness Therapy Fatigue [FACIT-F] scale, differenza media 2,81 [95%CI 0,86-4,75]; P=0,01) e del dolore (Brief Pain Inventory, differenza media -0,96 [95%CI da -1,70 a -0,23]; P=0,02). Gli effetti persistevano a distanza di 6 mesi. A 3 mesi con TĀCcare si osservava un miglioramento nella depressione significativo ma piccolo, forse per la scarsa severità del sintomo alla baseline. Solo 5 pazienti del gruppo intervento hanno richiesto farmaci, mentre tutti hanno partecipato alla CBT.

 

Più sintomi, più pazienti

“Studi precedenti si sono focalizzati sul trattamento di un singolo sintomo, quando il trattamento di gruppi di sintomi potrebbe avere maggiore efficacia, dato che molti dei sintomi fisici e mentali spesso coesistono, sono molto legati, possono acuirsi l’un l’altro e potrebbero condividere patogenesi biologiche e psicologiche simili – affermano gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista JAMA Internal Medicine – Con l’offerta di diverse opzioni di trattamento e il coinvolgimento nel processo di decisione, TACcare ha fornito un approccio personalizzato che ha consentito ai pazienti di scegliere quali strategie di trattamento ricevere, il che ha portato a un elevato grado di accettazione e aderenza”. 

Questi aspetti, uniti alla multidisciplinarietà dell’approccio, si sono tradotti in un trattamento efficace della fatica e del dolore nei pazienti dializzati a vita per ESRD.