Conclusioni
- L’aggiunta di pazopanib alla gemcitabina in pazienti con tumore ovarico epiteliale recidivante migliora la risposta e la sopravvivenza.
Perché è importante
- Le pazienti con malattia platino-resistente possono ottenere un beneficio in termini di sopravvivenza libera da progressione (progression-free survival, PFS) con l’aggiunta di pazopanib.
- È giustificata la valutazione di fase 3.
Disegno dello studio
- Studio di fase 2: 148 pazienti (età mediana di 63 anni) con tumore ovarico epiteliale, delle tube di Falloppio o carcinoma peritoneale primitivo persistente o recidivante sono state assegnate casualmente a gemcitabina con o senza pazopanib.
- Endpoint primario: PFS.
- Finanziamento: GlaxoSmithKline/Novartis.
Risultati principali
- Il 60% delle pazienti presentava malattia platino-resistente.
- Il follow-up mediano era di 13 mesi.
- L’aggiunta di pazopanib ha migliorato significativamente la PFS mediana (5,3 mesi [IC 95%, 4,2-5,8 mesi] vs. 2,9 mesi [IC 95%, 2,1-4,1 mesi]) rispetto alla gemcitabina in monoterapia.
- Il beneficio in termini di PFS è stato osservato nel gruppo con malattia platino-resistente (5,32 vs. 2,33 mesi; P di Tarone-Ware
- Non è stata osservata alcuna differenza nella sopravvivenza complessiva (overall survival, OS).
- La combinazione pazopanib + gemcitabina ha migliorato significativamente il tasso di risposta complessiva (20% vs. 11%; P chi quadrato =0,023) e il tasso di controllo della malattia (80% vs. 60%; P chi-quadrato
- Il tasso di eventi avversi di grado ≥3 era maggiore con pazopanib + gemcitabina.
- Le tossicità più comuni erano anemia, neutropenia, trombocitopenia, aumento dell’AST, stanchezza e ipertensione.
- Il gruppo trattato con pazopanib ha evidenziato un tasso maggiore di interruzione della terapia (40% vs. 14%).
Limiti
- Studio in aperto.
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