Alcuni pazienti con tumore della tiroide hanno visto il proprio tumore “declassato” di uno stadio in seguito all’utilizzo dei nuovi criteri di stadiazione TNM, ma non sempre questo è un dato positivo in clinica. “Nel corso degli anni abbiamo assistito a un incremento dell’incidenza di tumori della tiroide, mentre la mortalità è rimasta stabile, soprattutto perché i tumori di piccole dimensioni e scoperti in fasi iniziali non vanno a influenzare la prognosi” afferma Claudio Casella, del dipartimento di Medicina molecolare e traslazionale dell’Università di Brescia, primo autore di un articolo pubblicato su Frontiers in Endocrinology.
La versione aggiornata del sistema di stadiazione TNM del Joint Committee on Cancer (AJCC) è giunta alla sua 8° edizione ed è stata introdotta nella pratica clinica dal 1 gennaio 2018 con effetti visibili sin da subito sulla classificazione dello stadio tumorale. “La maggior parte delle modifiche introdotte con la nuova edizione si è tradotta in una riduzione dello stadio della malattia in molti pazienti, a indicare il basso rischio di decesso legato al tumore tiroideo” aggiungono gli esperti, che nella loro ricerca hanno coinvolto 84 pazienti con tumori tiroidei di stadio T1-T3.
Casella e colleghi, però, hanno constatato che la nuova classificazione del tumore a uno stadio inferiore rispetto al precedente non sempre riflette una malattia meno pericolosa. Lo dimostra anche il fatto che sono stati registrati due casi di recidiva a livello linfonodale (40%) nei 5 pazienti riclassificati da pT3 a pT2 e il tasso di recidiva linfonodale per la malattia di stadio I è salita dallo 0% al 5,3% passando dalla 7° all’8° edizione dei criteri TNM.
“Seppur con limiti statistici importanti, legati per esempio alla popolazione poco numerosa di pazienti coinvolti nella ricerca, i risultati dello studio suggeriscono la potenziale utilità di un follow-up più serrato in pazienti di stadio 1 che hanno visto una riclassificazione da pT3 a pT2 della propria malattia” concludono gli autori, specificando che una delle differenze maggiori tra le due edizioni è l’eliminazione della invasione microscopica extra-tiroidea dai criteri per la classificazione in stadio 3.
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