Tumore del seno: quando andare oltre la mammografia?

  • Cristina Ferrario
  • Uniflash
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La densità mammaria è importante, ma non dovrebbe essere l’unico criterio da prendere in considerazione per decidere quali donne sottoporre a ulteriori esami di screening dopo la mammografia. Lo spiegano gli autori di un articolo pubblicato sulla rivista Cancer, guidati da Brian L. Sprague, del University of Vermont Larner College of Medicine di Burlington, Stati Uniti. 

“Attualmente negli Stati Uniti non ci sono linee guida sull’aggiunta di ecografia mammaria alla mammografia, ma sono stati comunque definiti i criteri che pongono le donne ad alto rischio di fallimento della mammografia” esordiscono i ricercatori che con l’espressione “fallimento della mammografia” si riferiscono a eventuali diagnosi di tumori di intervallo o tumori in stadio avanzato. 

In Italia, le linee guida AIOM prevedono l’aggiunta di altri esami allo screening mammografico (es. risonanza magnetica mammaria) per le donne ad alto rischio ovvero con lifetime risk 20-25% secondo i comuni modelli di predizione del rischio (mutazione BRCA1 o BRCA2, pregressa radioterapia toracica tra i 10 e i 30 anni, sindrome di Li-Fraumeni, Cowden, Bannayan-Riley-Ruvalcaba). Come negli USA, altre caratteristiche come la densità mammaria o la familiarità in assenza di sindromi genetiche, sono al centro dell’attenzione degli esperti.

 

Pro e contro dello screening aggiuntivo

Se da un lato l’ecografia può mettere in luce anomalie non visibili alla mammografia, dall’altro potrebbe generare un numero elevato di falsi positivi, costringendo le donne a ulteriori esami di diagnostica per immagini o a biopsie. Anche per questa ragione è essenziale che tutti gli esami aggiuntivi siano indirizzati a che ne può davvero trarre beneficio. 

“C’è grande attenzione sui limiti della mammografia in donne con seno denso e di conseguenza sul potenziale ruolo di un ulteriore screening con ecografia” spiegano Sprague e colleghi, ricordando che altri fattori possono aumentare il rischio di fallimento della mammografia, come una storia familiare di tumore mammario, una storia personale di patologia mammaria benigna e l’obesità. 

Alla luce di tutte queste premesse, i ricercatori hanno valutato l’aggiunta di altri esami di screening alla mammografia, esaminando le caratteristiche di rischio di fallimento della mammografia per le donne inviate o meno a esami aggiuntivi. 

 

Uno screening mirato

Nello studio sono stati analizzati i dati relativi a 38.166 screening ecografici e 825.360 mammografie senza ulteriori esami nel periodo 2014–2020 all’interno di tre registri del Breast Cancer Surveillance Consortium (BCSC).

“I dati mostrano che lo screening ecografico è fortemente mirato alle donne con densità mammaria elevata” affermano gli autori. In effetti, il 95,3% delle ecografie sono state effettuate in donne con seno denso (eterogeno o estremamente denso), percentuale che si ferma al 41,8% nelle mammografie senza screening supplementare (p<0,0001).

Dopo aver determinato il rischio di fallimento della mammografia utilizzando modelli predittivi, i ricercatori hanno osservato che tale rischio era più elevato nelle donne sottoposte anche a ecografia. “Restringendo l’analisi alle donne con seno denso si osservano però solo modeste differenze di rischio tra i due gruppi” precisano i ricercatori. Per dirla in numeri: la prevalenza di alto rischio di tumore invasivo di intervallo è risultato prevalente nel 23,7% negli screening con ecografia rispetto al 18,5% negli screening solo con mammografia; la prevalenza di rischio intermedio/elevato di tumore avanzato era del 32,0% e del 30,5% negli screening con e senza ecografia aggiunta, rispettivamente.

In sintesi, lo studio mostra che la densità mammaria è il parametro che più di tutti guida la scelta di sottoporre le donne a ulteriori approfondimenti, ma mette anche in luce il fatto che molte donne ad alto rischio di fallimento della mammografia non beneficiano di esami potenzialmente utili. 

“Aumentare la consapevolezza sugli altri fattori di rischio di tumore del seno potrebbe facilitare l’identificazione di donne ad altro rischio di fallimento della mammografia per le quali potrebbe essere appropriato un ulteriore screening” concludono gli esperti.