Tumore al seno: disparità di assistenza in pazienti appartenenti a minoranze di genere

  • Daniela Ovadia
  • Notizie dalla letteratura
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  • Nelle pazienti appartenenti a minoranze di genere e di orientamento sessuale, diagnosi, trattamenti e risultati del tumore al seno sono ridotti e diversi rispetto alle pazienti eterosessuali/cisgender.

 

In uno studio caso-controllo, pubblicato su JAMA oncology, sono state messe a confronto 92 pazienti appartenenti a diverse minoranze di genere o sessuale (sex and gender minority, SGM) con altrettante pazienti eterosessuali e cisgender, considerando alcuni fattori come: l’anno della diagnosi del tumore al seno, lo stadio tumorale, l’età, lo stato dei recettori per l’estrogeno e di ERBB2. Ciò che emerge nel gruppo SGM è un ritardo nella diagnosi, un tasso di recidiva più alto e un rifiuto delle terapie raccomandate dagli oncologi, analisi che tuttavia richiede ulteriori validazioni. Infatti, né nei registri oncologici né nelle cartelle cliniche sono riportati dati puntuali riguardo all'orientamento sessuale o all’identità di genere.

Le caratteristiche demografiche e cliniche e la qualità del trattamento utilizzate per la comparazione dei gruppi di pazienti in esame sono state esaminate in base a diversi parametri. Per esempio sono stati considerati il mancato screening, la presenza di un’adeguata consulenza genetica, la scelta della mastectomia vs lumpectomia, la terapia antiestrogenica per almeno 5 anni per positività al recettore degli estrogeni, il tempo dalla diagnosi al primo trattamento e il tempo dalla fine del trattamento alla prima recidiva e molti altri. Ciò che è emerso è che le pazienti del gruppo SGM mostravano disuguaglianze in uno o più di questi parametri.

La ricerca, svolta dal 2008 al 2022, ha coinvolto un totale di 184 pazienti in cui l’età media alla diagnosi del tumore era di 49 anni. Nel gruppo SGM è stato osservato un ritardo dall'insorgenza dei sintomi alla diagnosi istologica (tempo mediano nella diagnosi, 34 vs 64 giorni). Le pazienti appartenenti a queste minoranze sono risultate anche più inclini a rifiutare i trattamenti raccomandati dagli oncologi (35 [38%] vs 18 [20%]), ed era più probabile che sviluppassero recidive (hazard ratio aggiustata multivariabile, 3.07; 95% CI, 1.56-6.03; P = .001).

Lo studio evidenzia un divario tra pazienti eterosessuali/cisgender e non, sia nella diagnosi sia nelle cure e nell’assistenza sanitaria del tumore al seno, ma sono necessari studi più ampi e approfonditi.