Tromboprofilassi post-frattura: serve l’eparina o basta l’aspirina?
- Elena Riboldi
- Notizie dalla letteratura
Messaggi chiave
- I risultati di uno studio randomizzato indicano che nei pazienti con fratture agli arti trattate chirurgicamente oppure con fratture pelviche o acetabolari l’aspirina non è inferiore all’eparina a basso peso molecolare (LMWH, dall’inglese low-molecular-weight heparin) nel prevenire eventi fatali.
- L’aspirina potrebbe quindi essere una valida alternativa per la tromboprofilassi in questa popolazione di pazienti e una scelta potenzialmente vantaggiosa sotto diversi punti di vista.
Perché è importante
- I soggetti che subiscono traumi ortopedici hanno un aumentato rischio di tromboembolismo venoso.
- Le linee guida raccomandano la somministrazione di eparina a basso peso molecolare per la tromboprofilassi nei pazienti con fratture.
- I dati sull’efficacia dell’aspirina per la stessa indicazione scarseggiano.
- Rispetto all’eparina, l’aspirina presenta alcuni vantaggi: si somministra per via orale e non per via iniettabile (ciò è più gradito al paziente e favorisce l’aderenza al trattamento), è facilmente reperibile ed è economica.
Come è stato condotto lo studio
- Lo studio PREVENT CLOT, finanziato dal PCORI (Patient-Centered Outcomes Research Institute, un’organizzazione no-profit statunitense) e coordinato dall’Università del Maryland e dalla Johns Hopkins University, ha arruolato 12.211 pazienti adulti con fratture agli arti (tra anca e tarso o tra spalla e polso) trattate chirurgicamente oppure con fratture pelviche o acetabolari (con o senza trattamento chirurgico).
- I partecipanti sono stati randomizzati (1:1) per ricevere enoxeparina (30 mg sc) o aspirina (81 mg per os) due volte al giorno durante il ricovero; la durata della tromboprofilassi dopo le dimissioni è stata scelta dall’ospedale in base al proprio protocollo.
- L’esito primario era la mortalità per ogni causa a 90 giorni.
Risultati principali
- La mortalità per ogni causa era simile nei due gruppi (0,78% nel gruppo aspirina e 0,73% nel gruppo LMWH); la differenza percentuale rientrava nei margini di non inferiorità predefiniti (P<0,001).
- L’incidenza della trombosi venosa profonda era 2,51% nel gruppo aspirina e 1,71% nel gruppo LMWH (differenza 0,80 punti percentuali; 95%CI 0,28-1,31).
- L’incidenza dell’embolia polmonare era 1,49% in entrambi i gruppi.
- Le complicanze emorragiche e gli altri eventi avversi gravi erano simili nei due gruppi.
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