Trigger point nel dolore miofasciale: valutazione e trattamento

  • Paolo Spriano
  • Uniflash
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I trigger point sono "nodi" focali situati in una fascia contratta del muscolo scheletrico e possono causare rigidità e disabilità per riduzione del movimento. Possono essere associati a disturbi cronici del sistema muscolo-scheletrico, o possono formarsi dopo traumi e microtraumi acuti o ripetuti che portano a stress le fibre muscolari.

Il trigger point non è sinonimo di tender point, perché il punto dolente definisce un nodulo focale che produce dolore direttamente sotto l'area di palpazione senza provocare un dolore riferito. Un paziente può avere uno o più punti trigger in tutto il suo sistema muscolo-scheletrico. 

I punti trigger possono produrre sindromi dolore miofasciale e sono di comune riscontro nella pratica clinica del medico di medicina generale (MMG). I criteri di valutazione e di scelta del trattamento dei punti trigger sono stati analizzati In un articolo pubblicato sulla rivista American Family Physicians (1) prendendo atto che finora nessun singolo agente farmacologico utilizzato per il trattamento in iniezione dei trigger point si è dimostrato superiore a un altro, né alcun singolo agente si è dimostrato superiore al placebo. Tuttavia, la gestione dei punti trigger in pazienti con dolore miofasciale si ritiene debba far parte di un approccio globale, multimodale e basato sul team di cura (1).

 

Aspetti epidemiologici 

Studi eseguiti nel contesto delle cure primarie hanno evidenziato che il 30% dei pazienti con dolore muscolo-scheletrico presentava anche dolore miofasciale. Il dolore miofasciale può colpire fino all'85% della popolazione generale nel corso della vita, mentre la prevalenza complessiva stimata è di circa il 46%. 

Di tutti i muscoli possibile sede di trigger point, i muscoli della schiena sono quelli più comunemente coinvolti e il muscolo trapezio è quello in cui si rilevano la maggior parte dei punti trigger. Sedi comuni di punti trigger sono anche il grande gluteo, il gluteo medio, il quadrato dei lombi e l’ileopsoas

 

Identificazione clinica

L’inquadramento diagnostico di un trigger point si avvale di un'anamnesi dettagliata e dell’esame neuromuscolare

L'esame obiettivo serve a determinare la posizione e il numero di trigger point miofasciali. Durante la fase di palpazione, quando vengono evocati i trigger point, il paziente avverte dolore e contemporaneamente l’esaminatore apprezza una nodularità a fascia all'interno del muscolo.

 

Gestione pratica

Sono state studiate diverse modalità di trattamento non farmacologico, ma a oggi non è disponibile un protocollo standardizzato di trattamento dei trigger point. 

Il trattamento farmacologico ha visto l’impiego di farmaci antinfiammatori non steroidei orali, paracetamolo e miorilassanti, ma mancano prove sul loro uso nella gestione dei trigger point. Altri trattamenti non invasivi includono: il massaggio, l’osteopatia, la fisioterapia e lo stretching. Le strategie invasive prevedono: l'agopuntura, il dry needling e le iniezioni dei punti trigger con farmaci.

 

Scelta del trattamento: punti di attenzione

  • Un forte effetto di tipo placebo può provocare sollievo dopo una iniezione in un trigger point, come è stato dimostrato in una revisione sistematica su numerosi studi randomizzati controllati.
  • Il massaggio e la terapia fisica rappresentano l’approccio meno invasivo nel trattamento di prima linea del dolore di un punto trigger perché se nella scelta del trattamento alcune possono introdurre un rischio aggiuntivo di danno per il paziente, le terapie meno invasive sono da considerare inizialmente le più ragionevoli.
  • Le iniezioni del punto trigger dovrebbero essere riservate ai pazienti il ​​cui dolore miofasciale si è dimostrato refrattario ad altre misure. Una determinazione condizionata dalla bassa qualità degli studi per: difetti metodologici, numero ridotto di partecipanti allo studio, difficoltà di valutazione “in cieco” e mancanza di follow-up a lungo termine.