Trapianti, a Bergamo primo di polmone da vivente in Italia, dono padre-figlio

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Milano, 18 gen. (Adnkronos Salute) - Eseguito a Bergamo il primo trapianto di polmone da vivente in Italia. Protagonista dell'intervento, effettuato ieri 17 gennaio all'ospedale Papa Giovanni XXIII, è un bimbo di 5 anni proveniente da un'altra regione, che ha ricevuto l'organo dal padre. Dopo avere donato al figlio il midollo per curare la talassemia che affligge il piccolo fin dalla nascita, il papà ha scelto di privarsi di una parte di polmone per salvare la vita al bambino. "Si tratta di un caso molto raro, con pochissimi precedenti in Europa", sottolineano dall'Asst bergamasca.

Il bambino - spiega una nota del 'Papa Giovanni' - soffre di talassemia o anemia mediterranea, una malattia del sangue che ha reso appunto necessario un trapianto di midollo, eseguito in un altro ospedale italiano. La donazione del midollo dal padre, con conseguente trasferimento del sistema immunitario del genitore al figlio, ha però prodotto la cosiddetta malattia da trapianto contro l'ospite (Graft versus Host Disease, GvHd), una grave complicanza che si osserva nei pazienti sottoposti a trapianto allogenico. In sintesi, le cellule del donatore 'attaccano' gli organi e i tessuti del ricevente perché il nuovo sistema immunitario non li riconosce come propri. Una forma di rigetto che ha causato al bimbo un danno estremamente grave e irreversibile alla funzionalità polmonare, tanto da richiedere il trapianto di polmone.

Padre e figlio restano ricoverati e la loro prognosi è ancora riservata. I medici si dicono però "fiduciosi sul decorso post operatorio, anche perché in questo caso il rischio di rigetto, particolarmente elevato per il trapianto di polmone da cadavere, è molto basso quando il sistema immunitario riconosce il nuovo organo come proprio". E' soprattutto per questo motivo che, quando un ospedale da fuori regione ha chiesto la disponibilità del Papa Giovanni ad accettare il bambino per un trapianto di polmone, i chirurghi di Bergamo hanno proposto alla famiglia la donazione da vivente.

"L'estrema rarità di questi casi, e i limiti tecnici del trapianto da vivente, nel caso del polmone non lo rendono un'opzione terapeutica di facile applicazione - precisa Michele Colledan, direttore del Dipartimento Insufficienza d'organo e trapianti e dell'Unità di Chirurgia generale 3, trapianti addominali dell'Asst Papa Giovanni XXIII - Per questo, diversamente da quanto succede per altri organi, non viene abitualmente considerata un'opzione alla portata di tutti, in grado di contribuire efficacemente all'abbattimento delle liste d'attesa. L'intervento segna comunque per il nostro ospedale una tappa importante in un percorso di crescita dell'attività trapiantologica quasi quarantennale. Un cammino intrapreso grazie al pionierismo di Lucio Parenzan nella Cardiochirurgia pediatrica e che ci ha portati, anche grazie a Giuseppe Locatelli, alla specializzazione nelle patologie del bambino congenite e acquisite e che, negli ultimi 20 anni, si è rafforzata puntando a un'attività clinica di alto livello sul polmone, anche nell'adulto".

Tutta la procedura è durata 11 ore, descrivono dall'azienda socio-sanitaria territoriale. Per il doppio intervento di prelievo e trapianto sono state utilizzate due sale chirurgiche adiacenti che hanno lavorato in parallelo. Mentre il papà veniva sottoposto al prelievo del lobo polmonare destro, nella sala accanto iniziava la fase di preparazione del figlio. L'intero intervento è stato guidato e coordinato da Colledan, che ha anche effettuato il trapianto sul bambino. Il prelievo dal padre è stato eseguito da Alessandro Lucianetti, direttore della Chirurgia generale 1, addominale toracica. Gli anestesisti della Terapia intensiva cardiochirurgica, i cardiochirurghi pediatrici e i perfusionisti hanno predisposto il supporto delle funzioni cardiocircolatorie con l'Ecmo, la 'macchina cuore-polmoni'. Le due équipe di prelievo e trapianto sono state assistite dalla Anestesia e rianimazione e dallo staff tecnico e infermieristico, per un totale di diverse decine di operatori coinvolti. Lo studio e la gestione dei pazienti prima e dopo l'intervento sono stati seguiti dai team di Pediatria, Pneumologia, Terapia intensiva pediatrica e Terapia intensiva adulti.

Il Centro nazionale trapianti ha concesso all'ospedale bergamasco un'autorizzazione speciale per eseguire l'intervento. La donazione di polmone da vivente è infatti un'opzione possibile, ma adottata finora solo in rari casi e in pochissimi Paesi del mondo - rimarca l'Asst - soprattutto in Giappone e nel Nord America, a causa della sua applicazione estremamente complessa. I casi noti in Europa sono pochi: un trapianto da vivente risulta in Germania nel 2012; la banca dati EuroTransplant, che mette in rete alcuni Paesi dell'Europa centrale, registra due casi negli ultimi 10 anni.

"Un apprezzamento va a tutto il personale che ha gestito il duplice intervento - commenta Maria Beatrice Stasi, direttore generale del Papa Giovanni XXIII - Casi clinici così complessi e delicati sono possibili grazie a uno sforzo organizzativo straordinario. Diverse decine di professionisti, ciascuno nel suo ruolo, hanno contribuito in tutte le fasi, nei reparti, nelle sale chirurgiche, nei laboratori, nelle sedi e negli uffici del personale tecnico e amministrativo. E' grazie a questo lavoro di squadra che il nostro ospedale, una grande azienda pubblica, raggiunge e mantiene standard clinici d'avanguardia, non solo a livello nazionale".