Il trattamento con oxaliplatino, leucovorina e 5-fluorouracile (FOLFOX-4) potrebbe essere preso in considerazione come alternativa alle monoterapie correntemente in uso nelle pazienti con tumore ovarico recidivante platino-resistente già sottoposte a tre linee di terapia.
Un gruppo di ricercatori dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori ha condotto uno studio retrospettivo che ha confrontato 29 pazienti trattate con il regime FOLFOX-4 e 26 pazienti trattate con topotecan. Tra le pazienti trattate con una media di 4 cicli di FOLFOX-4, una (3,5%) è andata incontro a risposta completa e 5 (17,2%) a risposta parziale, mentre in 8 (27,6%) la malattia è rimasta stabile.
La causa più frequente di riduzione del dosaggio era la tossicità ematologica: in 5 (17,2%) pazienti si è verificata neutropenia e in 3 (10,3%) trombocitopenia. I valori mediani della sopravvivenza libera da progressione e della sopravvivenza complessiva erano rispettivamente 2,8 e 6,2 mesi. Non sono state riscontrate differenze statisticamente significative in termini di impatto clinico sugli esiti e di tossicità tra le pazienti trattate con il regime FOLFOX-4 e quelle trattate con topotecan.
“Al momento non esistono biomarcatori per la selezione delle pazienti candidate alla combinazione FOLFOX-4" dice Vincenza Conteduca, autrice corrispondente dell’articolo pubblicato sulla rivista BMC Cancer, che aggiunge: "La natura retrospettiva del nostro studio e la ridotta dimensione del campione non ci permettono di trarre conclusioni definitive. Tuttavia, i nostri risultati forniscono evidenze aggiuntive che il regime FOLFOX-4 potrebbe essere altrettanto efficace delle monoterapie standard e possa essere proposto come adeguato trattamento di salvataggio nel tumore ovarico refrattario o resistente”.
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