Temperature estreme e inquinamento, nemici giurati del cuore
- Cristina Ferrario
- Uniflash
La mortalità legata a infarto del miocardio (IM) aumenta durante le ondate di caldo estremo e nei giorni in cui l’inquinamento da polveri sottili è elevato: questo impatto negativo è particolarmente evidente nelle donne e nelle persone anziane.
Lo si legge sulla rivista Circulation, dove sono stati recentemente pubblicati i risultati di uno studio che ha analizzato oltre 202.000 decessi per IM verificatisi nella provincia di Jiangsu in Cina, tra il 2015 e il 2020.
“Nel contesto del cambiamento climatico in atto, eventi estremi come ondate di calore e picchi di freddo sono destinati a diventare sempre più frequenti” spiegano gli autori della ricerca, guidati da Ruijun Xu e Suli Huang, rispettivamente della Sun Yat-sen University di Guangzhou e del Center for Disease Control and Prevention di Shenzhen, nella provincia di Guangdong, in Cina.
Temperature estreme e salute del cuore
“Gli eventi di temperatura estremi, sia di caldo che di freddo, sono stati associati alle morbilità dell’IM, ma gli effetti sulla mortalità da IM sono meno chiari” scrivono Xu e colleghi. “Alcuni dati suggeriscono che le polveri sottili (PM2,5) possano agire in sinergia con le temperature estreme nel creare problemi alla salute cardiaca, ma non è chiaro se e come le temperature estreme e il PM2,5 interagiscano per causare i decessi da IM” aggiungono.
Per provare a rispondere a queste domande, gli autori hanno creato 12 definizioni di “evento di temperatura estremo” sulla base della temperatura ambientale apparente, di diverse soglie di temperatura e della durata dell’evento stesso. Hanno poi raccolto dati sull’esposizione a temperature estreme e PM2,5 tenendo conto anche degli indirizzi di residenza delle oltre 202.000 persone coinvolte nello studio. “In particolare, come proposto in numerosi studi precedenti, abbiamo utilizzato la media dell’esposizione nello stesso giorno del decesso e un giorno prima del decesso (esposizione lag 01-day) come misura dell’esposizione all’inquinamento dell’aria” precisano i ricercatori.
Combinazioni pericolose
L’analisi ha dimostrato che, anche utilizzando diverse definizioni di temperatura estrema, l’esposizione a tali livelli di temperatura e all’inquinamento dell’aria si associa in modo significativo all’aumento del rischio di mortalità per IM. Inoltre, l’esposizione a valori elevati di PM2,5 si associa a un incremento del rischio. “Più in dettaglio, il rischio legato alle temperature estreme aumenta in particolare nelle donne e negli anziani” dicono Xu e colleghi che poi aggiungono: “Abbiamo inoltre notato un effetto sinergico tra ondate di calore (ma non di freddo) e PM2,5 nell’aumentare il rischio e tale rischio cresce con l’incremento delle temperature e la durata dell’ondata di calore”.
Secondo le stime degli autori, il 2,8% dei decessi da IM è da attribuire a esposizione a temperature estreme e a livelli di PM2,5 che superino il valore target di 37,5 μg/m3 citato nelle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella sezione dedicata alla qualità dell’aria.
“I risultati di questo studio hanno alcune importanti implicazioni cliniche: forniscono suggerimenti utili ai medici per migliorare il trattamento e la gestione dell’IM prendendo in considerazione gli effetti indipendenti e interattivi di temperature estreme e polveri sottili” affermano gli autori, che poi concludono: “Ridurre le esposizioni sia a temperature estreme che a polveri sottili potrebbe portare a benefici importanti nella prevenzione dei decessi prematuri legati a IM”.
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