Telemedicina e Covid-19: cosa è cambiato per il pronto soccorso?

  • Alessia De Chiara
  • Notizie dalla letteratura
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Messaggi chiave

  • In Canada, nel primo anno di pandemia si è registrato un aumento delle visite virtuali da parte dei medici di base.
  • La minor disponibilità di visite in presenza non sembra aver spinto i pazienti a recarsi maggiormente al pronto soccorso.
  • Bisognerà studiare l’impatto a lungo termine dell’assistenza virtuale sulla qualità e sull’accesso alle cure e sugli esiti dei pazienti. 

 

Secondo uno studio pubblicato su Canadian Medical Association Journal, il passaggio da un’assistenza sanitaria in prima persona a una virtuale che si è verificato durante il primo anno di pandemia da Covid-19 non si associa a un aumento degli accessi in pronto soccorso. “Non abbiamo trovato prove che i pazienti sostituissero il medico di base con visite al pronto soccorso a causa della minore disponibilità di cure in presenza” si legge. Una scoperta importante per i ricercatori, che smentisce una preoccupazione diffusa secondo la quale l’assistenza virtuale incida negativamente sulla qualità dell’assistenza stessa, portando i pazienti a recarsi al pronto soccorso quando non è possibile essere visitati di persona dal medico.

Lo studio è stato condotto in Ontario (Canada) dove, a detta dei ricercatori, l’assistenza virtuale è diventata la “nuova normalità”. Sono stati utilizzati dati amministrativi riguardanti il primo anno di pandemia (da aprile 2020 a marzo 2021) che includono quasi 8.000 medici di base.

“All’inizio della pandemia da COVID-19 nella primavera del 2020 e tra ottobre 2020 e febbraio 2021, il numero medio di visite al pronto soccorso è stato basso e la percentuale di assistenza virtuale alta” spiegano i ricercatori. Mentre i trend delle visite al pronto soccorso e di assistenza primaria hanno mostrato un forte calo all’inizio della pandemia, le visite virtuali sono aumentate.

La percentuale maggiore di visite virtuali è stata effettuata da medici donne, medici giovani e quelli presenti nelle città, mentre il più basso numero di accessi al pronto soccorso è stato registrato tra pazienti donne e residenti in aree urbane. È stata poi osservata un’associazione tra l’1% di aumento delle visite virtuali dei medici e una riduzione dell’11% degli accessi al pronto soccorso per 1.000 pazienti, associazione tuttavia non confermata in un’analisi aggiustata per diverse covariate.

“La ricerca futura dovrebbe prendere valutare l’impatto a lungo termine dell’assistenza virtuale e se questa migliora un utilizzo appropriato dei pronto soccorso – spiegano i ricercatori –. Una ricerca condotta negli Stati Uniti suggerisce che i benefici della telemedicina durante la pandemia possono includere l’espansione dell’accesso alle cure, la riduzione dell’esposizione alle malattie per operatori sanitari e pazienti, la salvaguardia delle forniture di dispositivi di protezione individuale e la riduzione della domanda dei pazienti sulle strutture”.