Stop al fumo, la vareniclina è indicata per chi soffre di diabete?
- Elena Riboldi — Agenzia Zoe
- Notizie dalla letteratura
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- In fumatori con diabete di tipo 2 la vareniclina è superiore al placebo nel favorire un’astinenza prolungata dal fumo.
- Il profilo di sicurezza della vareniclina nei pazienti con diabete di tipo 2 è simile a quello osservato nella popolazione generale.
I pazienti con diabete di tipo 2 intenzionati a smettere di fumare possono trovare un aiuto efficace nella vareniclina. Lo dimostrano i risultati di uno studio randomizzato italiano in cui per i fumatori diabetici trattati con vareniclina è stata riscontrata una probabilità cinque volte più alta di astenersi dal fumo rispetto a coloro che avevano assunto il placebo. Lo studio, pubblicato sulla rivista JAMA Open, supporta l’uso di questo farmaco nei programmi per la cessazione del fumo rivolti ai pazienti diabetici, una popolazione che ancora più di altre può trarre beneficio dallo stop al fumo.
“Il fumo di sigaretta è un importante fattore di rischio per la malattia cardiovascolare ed è altamente prevalente tra i pazienti con diabete di tipo 2 – sottolineano gli autori dello studio, ricordando che i diabetici che fumano hanno un rischio più alto di mortalità, coronaropatia e arteriopatia periferica dei diabetici che non fumano – Smettere di fumare è stato associato a un ridotto rischio di mortalità nei pazienti di tipo 2. Inoltre, è stato visto che i pazienti con diabete di tipo 2 che partecipano a programmi per la disassuefazione dal fumo di tabacco hanno un migliore controllo glicemico e fattori di rischio cardiometabolico più bassi”.
Lo studio, condotto in cinque ospedali di Catania, ha arruolato 300 soggetti con diabete di tipo 2 (età ≤75 anni) che fumavano 10 o più sigarette al giorno e desideravano smettere. I partecipanti sono stati randomizzati (1:1) per ricevere vareniclina (1 mg, due volte al giorno) o placebo per 12 settimane, periodo durante le quali a tutti è stato offerto un servizio di counseling comportamentale per la cessazione del fumo. L’esito primario dello studio, in doppio cieco, era il tasso di astinenza continua (Continous Abstinence Rate, CAR) dalla settimana 9 alla settimana 24 (CAR 9-24).
Il CAR 9-24 era significativamente più alto nel gruppo trattato con la vareniclina che nel gruppo controllo (24,0% contro 6,0%; OR 4,95; P<0,001). Anche il CAR relativo al periodo 9-12 settimane (31,3% contro 7,3%; OR 5,77; P<0,001) e 9-52 settimane (18,7% contro 5,3%; OR 4,07; P<0,001) era più alto con la vareniclina. Similmente, la prevalenza dell’astinenza alle settimane 1, 12, 24 e 52 era più alta per i pazienti trattati con il farmaco.
Il profilo di sicurezza è accettabile. Gli eventi avversi erano più frequenti nel gruppo vareniclina, ma quelli gravi erano rari e non legati al trattamento. Gli eventi avversi più comuni erano nausea (27,3% con vareniclina contro 11,4% col placebo), insonnia (19,4% contro 12,7%), sogni anomali (12,7% contro 3,4%), ansia (11,4% contro 7,3%) e irritabilità (9,4% contro 5,4%).
“Anche se è altamente improbabile che la vareniclina possa essere meno efficace nei fumatori con diabete ci potrebbero essere dubbi sulla sua sicurezza dei pazienti con diabete di tipo 2 – commentano gli autori dello studio – Dato che la vareniclina è escreta esclusivamente nelle urine attraverso filtrazione glomerulare e secrezione tubulare attiva, i pazienti con diabete di tipo 2 potrebbero avere qualche timore riguardo agli atidiabetici orali (come metformina, analoghi di GPL-1 e la maggior parte degli inibitori della DPP-4) che pure vengono eliminati attraverso i reni mediante filtrazione glomerulare e possono accelerare l’insufficienza renale. Il profilo di sicurezza in questi pazienti era simile a quella osservata nei trial precedenti sulla vareniclina che hanno coinvolto fumatori nella popolazione generale”. L’inclusione della vareniclina in un programma per smettere di fumare per pazienti con diabete di tipo 2 intenzionati a smettere può quindi risultare in una astinenza prolungata in assenza di eventi avversi gravi.
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