Solo 4% Tac ha meno di 10 anni, vecchi 92% mammografi

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Roma, 20 feb. (Adnkronos Salute) - Solo il 4% delle Tac negli ospedali italiani ha meno di 10 anni. E hanno superato il decennio il 92% dei mammografi convenzionali, il 91% dei sistemi radiografici fissi convenzionali, l'80,8% delle unità mobili radiografiche convenzionali, il 30,5% delle risonanze magnetiche chiuse. Il 'parco macchine' delle strutture sanitarie invecchia e sono 37mila le apparecchiature di diagnostica per immagini non più in linea con il livello tecnologico attuale. A fotografare l'anzianità di servizio delle dotazioni di diagnostica per immagini in uso nel pubblico e nel privato sono i dati 2021 presentati oggi a Roma dall'Osservatorio parco installato (Opi) di Confindustria dispositivi medici, in collaborazione con la Società italiana di radiologia medica e interventistica (Sirm) e l'Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic).

"Nel corso degli anni, il parco istallato ha certamente risentito di una serie di fattori come la limitatezza dei finanziamenti dedicati alla sanità; l'assenza di attenzione all'innovazione nelle politiche pubbliche di acquisto; il permanere di livelli e logiche di rimborso delle prestazioni non incentivanti l’ammodernamento tecnologico. Questi fattori hanno contribuito a un quadro di significativa vetustà delle apparecchiature di diagnostica per immagini", spiega Aniello Aliberti, presidente Elettromedicali & Servizi integrati di Confindustria dispositivi medici, augurandosi che lo studio "sia utile per definire programmazioni sostenibili e aperte all’innovazione" e come "riferimento per individuare le tecnologie su cui è prioritario intervenire con gli investimenti previsti dal Pnrr", Piano nazionale di ripresa e resilienza.

"Il Pnrr - afferma Antonio Orlacchio della Sirm - ha previsto l'ammodernamento del parco tecnologico con la sostituzione di 3.133 apparecchiature installate da oltre 5 anni. Le risorse del Piano non appaiono, però, completamente sufficienti a sopperire alle criticità emerse dallo studio e si prevede serviranno altre risorse per mettere il sistema sanitario e i radiologi in condizione di operare al meglio. Tuttavia, investire nelle sole apparecchiature non è sufficiente. C'è bisogno di un adeguato reclutamento e di una valorizzazione economica dei radiologi, del personale tecnico e infermieristico, per assicurare il più efficace e completo funzionamento delle apparecchiature, per cui è necessario prevedere investimenti anche in tale ambito altrimenti si corre il rischio di sottoutilizzare le apparecchiature di imaging".

Lo studio Opi, sottolinea Orlacchio, "potrà offrire spunti utili per individuare soluzioni che consentano di razionalizzare le risorse e prevedere il costante aggiornamento del parco tecnologico. Inoltre, una puntuale e continua sorveglianza dello stato di reale funzionalità delle apparecchiature, affiancato da un programma di aggiornamento e di sostituzione periodica delle attrezzature inidonee, possono garantire la sostenibilità e la migliore funzionalità del sistema sanitario. Sirm sta producendo uno sforzo epocale su questo frontem mettendo a disposizione le proprie competenze e articolazioni organizzative più periferiche per giungere a un traguardo condiviso con le istituzioni e i partner industriali".

"La disponibilità di dati completi sulle grandi apparecchiature diagnostiche - dichiara Giovanni Guizzetti di Aiic - ci permetterà, alla fine del 2024, di valutare l'impatto della Mission 6 del Pnrr, che prevede la sostituzione di 2.200 grandi apparecchiature (più 900 ecografi). Rimangono aperte due questioni fondamentali: l'obsolescenza di un'apparecchiatura comporta automaticamente la necessità di una sua sostituzione? E quando un'apparecchiatura può essere definita obsoleta? E' evidente, infatti, che un piano di sostituzione basato solo sull'età anagrafica dell'apparecchiatura, senza prevedere quale uso se ne faccia, in termini di quali e quante prestazioni, sia a forte rischio di inappropriatezza".

"L'obiettivo che ci dobbiamo porre, quindi - conclude - è di arrivare a una condivisione, tra aziende produttrici/distributrici, utilizzatori ed esperti di tecnologia, di criteri che individuino quale complessità tecnologica sia davvero necessaria per produrre una determinata prestazione e quante prestazioni rendano appropriata la disponibilità di una grande apparecchiatura".