SIRU 2023 - MMG, come accompagnare i propri assistiti nel percorso della riproduzione
- Maria Valsecchi Cristina
- Uniflash
I medici di medicina generale (MMG) sono il primo presidio territoriale del sistema sanitario pubblico a cui i cittadini si rivolgono quando hanno un problema di salute. Nel tempo stabiliscono con i propri assistiti un rapporto di fiducia. È importante mettere a frutto questo rapporto per accompagnare le coppie che hanno difficoltà a realizzare i loro progetti di genitorialità o, meglio ancora, per prevenire queste difficoltà, che in Italia sono sempre più diffuse. Ne hanno parlato gli specialisti della Società Italiana di Riproduzione Umana al VI congresso annuale che si è tenuto a Roma dal 12 al 14 aprile.
Medici interessati ma con poche risorse
Vincenzo Schiavo, presidente per la provincia di Napoli della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale ha presentato al congresso i risultati, ancora parziali, di un questionario sottoposto agli iscritti della sua provincia. Le risposte denotano da una parte l’interesse dei medici per la salute riproduttiva dei propri assistiti, d’altra la carenza di strumenti e informazioni per indirizzarli verso un appropriato percorso di cure nelle strutture della zona.
Al o alla paziente che lamenta tentativi infruttuosi di concepimento, i MMG prescrivono visite specialistiche dall’andrologo o dal ginecologo, analisi del liquido seminale, dosaggio degli ormoni, ma hanno scarsi contatti diretti con i centri per la PMA. “Sono pochi i pazienti che vengono indirizzati da noi dal medico di famiglia” osserva Antonino Guglielmino, presidente uscente dell’area ginecologica della SIRU. “Anche se ultimamente abbiamo notato un aumento. È necessario stabilire un’alleanza concreta, contatti e scambi di opinioni tra lo specialista e il medico di famiglia che seguono un o una paziente”.
Un’altra lacuna: la prevenzione
Al contrario del pediatra, che incontra periodicamente i suoi assistiti per valutare la loro crescita e il loro stato di salute e mette in atto dunque un approccio preventivo, il medico di famiglia che assiste gli adulti di solito li incontra solo quando questi lo cercano perché hanno un problema. “Bisognerebbe informare i giovani su alimentazione, stile di vita e abitudini che preservano o nuocciono alla fertilità” dice Guglielmino “prima che manifestino un problema”.
In quest’ottica è stato proposto ai medici di medicina generale della provincia di Napoli di collaborare con le scuole o con gli ambulatori di andrologia raccomandando una visita e un’analisi del liquido seminale a tutti i giovani al compimento dei 18 anni. “È un progetto importante. Cercheremo di risolvere gli ostacoli burocratici per avviarlo” osserva Schiavo.
“Ogni medico di medicina generale dovrebbe conoscere tutti i propri assistiti e contattarli attivamente proponendo dei colloqui periodici” dice Ombretta Papa, medico di famiglia di Roma. “Per esempio, se una coppia di trentenni assistiti non ha ancora un figlio, il medico dovrebbe contattarli per chiedere se la situazione è frutto di una loro scelta o se hanno delle difficoltà. Mi rendo conto che non è facile, vista la mole di lavoro quotidiano dei medici”.
Le linee guida e i percorsi diagnostico-assistenziali
Da tempo la SIRU ha redatto linee guida sulla prevenzione e la cura della fertilità umana, adattando alla situazione italiana quelle pubblicate dal NICE britannico. Attualmente il documento è al vaglio del ministero della Salute per l’approvazione e l’inclusione nel Sistema Nazionale Linee Guida. “Contiene ben 44 raccomandazioni indirizzate ai medici di medicina generale perché informino correttamente i loro assistiti, facendo chiarezza su questioni che non sono ancora chiare al pubblico, per esempio l’influenza dell’indice di massa corporea non solo sulla fertilità femminile, ma anche su quella maschile, la frequenza raccomandata dei rapporti quando si cerca di concepire oppure quanto tempo deve passare dalla vaccinazione antirosolia al concepimento”, dice Guglielmino.
Obiettivo successivo della SIRU, dopo l’approvazione delle linee guida, sarà l’istituzione di percorsi diagnostico-assistenziali omogenei in tutta Italia, in stretta collaborazione con i medici di medicina generale.
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