SIMeGeN 2023 - L’emicrania è soprattutto donna e spesso affrontata in modo inappropriato
- Maria Valsecchi Cristina
- Uniflash
“Le persone che soffrono di emicrania sono un esercito silenzioso. Secondo uno studio del 2012 sarebbero il 24% della popolazione italiana (1), ma probabilmente si tratta di una stima in difetto perché tanti sono rassegnati al problema e non ne parlano neppure con il medico di famiglia”, dice Piero Barbanti, responsabile del Centro diagnosi e terapia della cefalea e del dolore dell’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma. “Il 35% di chi ne è affetto sperimenta almeno una crisi a settimana e questo dato offre un’idea di quanto l’emicrania sia una malattia invalidante, un ostacolo allo studio per i giovani, all’attività lavorativa per gli adulti e alla vita sociale per tutti. A compromettere la qualità di vita non solamente le crisi ma anche la paura delle crisi, che toglie serenità, e lo stigma sociale nei confronti di queste persone, considerate esagerate e lamentose”.
Nel corso del congresso annuale della Società Italiana di Medicina di Genere nelle Neuroscienze, Piero Barbanti ha illustrato i primi dati raccolti da I-Graine, Italian miGRAINe rEgistry, il Registro nazionale dell’emicrania (2) con cui collaborano 54 centri per la diagnosi e il trattamento della cefalea in tutto il Paese.
Una patologia al femminile
Scopo del Registro è studiare le caratteristiche dei pazienti più che la patologia, per mettere a punto trattamenti mirati e personalizzati. I i dati mostrano con evidenza che l’emicrania è un problema soprattutto femminile. “L’85% dei pazienti è donna” spiega Barbanti. “Inoltre, le crisi emicraniche della donna sono spesso correlate alle fluttuazioni degli ormoni estrogeni e quindi al ciclo ovulatorio. Quelle che insorgono nei primi giorni del ciclo, in corrispondenza delle mestruazioni, sono più lunghe, più severe e refrattarie ai farmaci. Le pazienti che soffrono di emicrania con aura hanno un maggior rischio di eventi cardiovascolari, rischio che cresce ulteriormente se la donna fuma e ancor di più se assume contraccettivi estroprogestinici. La donna con emicrania in media ha 45 anni, ne soffre da quando ne aveva 17 e sperimenta una media di 9 giorni di crisi al mese”.
Il ruolo del medico di famiglia
I dati del Registro nazionale evidenziano inoltre che solo il 38% di chi soffre di emicrania si è rivolto a uno delle decine di Centri per il trattamento della cefalea presenti in tutta Italia. “Il 67% si è sottoposto almeno a una visita specialistica, ma il 70% di loro ha scelto di propria iniziativa lo specialista a cui rivolgersi, senza consultare il medico di famiglia” spiega l’esperto. “Nel 65% dei casi lo specialista contattato non è quello giusto per affrontare l’emicrania. Il 77% dei pazienti si è sottoposto ad almeno un esame diagnostico, ma nel 25% si è trattato di un accertamento inadeguato alla situazione”.
È importante allora che il medico di famiglia abbia un ruolo attivo nell’identificare i suoi assistiti che soffrono di emicrania e li indirizzi al più vicino centro per la cefalea (3), dove possono ricevere un trattamento idoneo, con farmaci specifici e indicazioni appropriate sul dosaggio e i tempi entro cui assumerli.
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