Si dice in Villa - Resistenza agli antimicrobici, da dove cominciare?
- Roberta Villa
- Uniflash
Nel 2019 le infezioni resistenti ai farmaci sono state responsabili della morte di quasi 5 milioni di persone al mondo. Circa 10.000 di questi decessi avvengono ogni anno nel nostro Paese. Entro il 2050 si calcola che, se non si interverrà in modo efficace, il carico economico di questa pandemia parallela nascosta sarà, a livello mondiale, di 100.000 miliardi di dollari. Ma cosa significa “intervenire in maniera efficace”?
Si potrebbe rispondere citando l’appropriatezza prescrittiva dei medici, la consapevolezza dei pazienti, i protocolli terapeutici e igienici negli ospedali, ma è chiaro che un problema così grave ed esteso si potrà affrontare soltanto se si coinvolgerà la ricerca. E dovrà essere una ricerca multidisciplinare, portata avanti da diversi attori: enti pubblici nazionali e sovranazionali, università, fondazioni, centri di ricerca, aziende.
Per indirizzarla e cercare di ottimizzarne i risultati, l’Organizzazione mondiale della sanità ha quindi messo a punto un’agenda di ricerca globale che indica 40 punti prioritari da affrontare entro il 2030. A questo risultato si è arrivati dopo la revisione di 3.000 documenti ritenuti rilevanti pubblicati negli ultimi 10 anni. Da questo materiale gli esperti dell’OMS hanno estratto 2.000 domande o elementi mancanti nella conoscenza scientifica su batteri resistenti agli antibiotici e funghi agli antimicotici. Particolare attenzione è stata data poi a Mycobacterium tubercolosis, che diffondendosi continua ad acquisire nuove capacità di evadere l’azione dei farmaci, anche a causa della difficoltà che i pazienti trovano nel mantenere con rigore nel tempo l’adesione a un trattamento complesso che dura molti mesi.
I 2000 quesiti iniziali sono quindi stati selezionati o combinati in 40 filoni di ricerca: prima di tutto occorrerà indagare meglio l’epidemiologia di queste infezioni, il carico di malattia, sanitario e socioeconomico che comportano e i fattori che le favoriscono. I risultati di queste indagini potranno informare strategie di prevenzione specifiche per i diversi contesti e con un buon rapporto tra costo e beneficio, criterio di cui tenere conto anche nel definire i metodi di raccolta dei dati e l’implementazione delle risposte, affinché siano praticabili anche nei paesi a risorse limitate.
L’Organizzazione mondiale della sanità chiede inoltre alla scienza di mettere a punto nuovi test per la diagnosi rapida di queste infezioni resistenti, così da poter mettere in atto le misure necessarie a non diffonderle ad altri, soprattutto in contesti ospedalieri o di residenze per anziani, dove al contrario si verificano spesso cluster. Anche sulle cure, come si è già accennato, occorre fare un salto in avanti: non solo trovando nuovi antimicrobici per superfunghi e superbatteri, ma anche individuando strategie terapeutiche nella popolazione generale che ne riducano la selezione.
Nell’inestricabile intreccio di stakeholder che si muovono sulla scena della salute globale, la scelta dell’OMS di partire da qui mi sembra molto apprezzabile. Partiamo dalla scienza. Cominciamo a vedere che cosa sappiamo e che cosa non sappiamo, e cerchiamo di colmare questi gap nella nostra conoscenza.
Finanziatori piccoli e grandi, governi, società scientifiche, centri di ricerca accademici o del settore privato, sanno ora quali sono le priorità in questo campo, e come dare il loro contributo per affrontare insieme questa sfida.
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