Sesso e sessualità dopo un tumore del seno
- Daniela Ovadia — Agenzia Zoe
- Attualità mediche
di Cristina Ferrario (Agenzia Zoe)
Una diagnosi di tumore del seno e la successiva terapia ormonale influenzano profondamente l’approccio fisico, psicologico ed emotivo delle donne nei confronti del sesso e della sessualità in generale. Lo si legge sulle pagine della rivista Breast Cancer dove sono stati recentemente pubblicati i risultati di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori romani, guidati da Filippo Nimbi, del Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e Salute dell’Università Sapienza di Roma.
“Nel tempo abbiamo assistito a grandi miglioramenti negli esiti clinici del tumore del seno, ma siamo ora di fronte a nuove sfide, legate in particolare alla qualità di vita, inclusi gli aspetti legati alla sessualità” esordiscono gli autori, ricordando che l’implementazione di programmi di supporto psico-sessuologico è ancora piuttosto scarsa.
In questo contesto è importante tenere conto del fatto che i trattamenti anti-tumorali hanno effetti fisici importanti che per forza di cose influenzano la vita sessuale. “Per esempio, i trattamenti ormonali causano la menopausa forzata, ma anche sintomi fisici come secchezza genitale, infiammazione, disuria, infezioni urinarie ricorrenti e dolore durante i rapporti sessuali” affermano i ricercatori.
E proprio sulle donne in trattamento ormonale per tumore del seno si è concentrato lo studio di Nimbi e colleghi, nel quale sono state coinvolte 79 pazienti di età compresa tra 24 e 69 anni e 103 donne sane (gruppo controllo), scelte in modo casuale da un database italiano di popolazione generale. A tutte le partecipanti è stato chiesto di rispondere a 8 questionari che esploravano diversi aspetti biopsicosociali.
E a conti fatti, l’analisi ha messo in luce differenze significative tra pazienti e controlli con una diminuzione o una totale assenza dell’attività sessuale nelle pazienti: metà di loro ha dichiarato di non avere avuto rapporti (o di averli avuti raramente) negli ultimi sei mesi. “Il calo del desiderio è spesso chiamato in causa per giustificare la riduzione della frequenza di attività sessuale, ma è importante ricordare anche altri fattori che potrebbero essere coinvolti” affermano gli autori. In effetti, molte donne non si sentono più abbastanza attraenti o soffrono di depressione o ancora trovano altre modalità di intimità con il partner diverse dalla sessualità.
Inoltre, nello studio, oltre il 60% delle pazienti ha dichiarato di aver avuto difficoltà sessuali negli ultimi 6 mesi legate in particolare a lubrificazione, orgasmo e desiderio. Tutti fattori negativi che si sono presentati o intensificati nel corso della terapia ormonale.
Ad eccezione del dolore (che non ha mostrato differenze significative tra i gruppi), tutti gli aspetti del funzionamento sessuale valutati con il questionario Female Sexual Function Index (FSFI) sono risultati più bassi nelle pazienti rispetto ai controlli. Il punteggio SCL90R GSI ha inoltre confermato un significativo impatto della malattia e della terapia ormonale sulla salute psicologica.
“Dallo studio emerge anche un livello minore di emozioni positive legate alla sessualità, che risulta meno appagante nelle pazienti rispetto ai controlli” aggiungono i ricercatori, che spiegano anche come le pazienti mostrino punteggi significativamente più alti dei controlli nel dominio Failure Disengagement Thoughts (FCT), che rappresenta il distacco durante i rapporti sessuali. “Questa area descrive lo stress provato dalle donne nel sostenere standard elevati di attività sessuale e di conseguenza la mancanza di motivazione verso l’attività sessuale stessa” scrivono Nimbi e colleghi.
“Per fornire alle donne gli standard di cura più elevati che guardino all’intera persona e non solo al cancro in se stesso, è essenziale integrare nei protocolli diagnostici e terapeutici una rete di diverse figure professionali (ginecologi, psicologi, sessuologi, ecc) per una migliore salute sessuale di tutte le donne che affrontano la malattia”.
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