Screening per il tumore colorettale, colonscopia virtuale vs FIT
- Daniela Ovadia — Agenzia Zoe
- Attualità mediche
di Elena Riboldi
Nello screening di popolazione, una singola colonografia TC (colonscopia virtuale) ha un tasso di identificazione di cancro colorettale (CRC) e adenoma avanzato superiore a un singolo test immunochimico fecale (FIT per la ricerca del sangue occulto nelle feci). Tre round di FIT hanno però un tasso di identificazione significativamente superiore alla colonscopia virtuale. A dirlo è uno studio randomizzato italiano, appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet Gastroenterology & Hepatology, che chiarisce luci e ombre della colonscopia virtuale come tecnica di screening.
L’interesse per la colonscopia virtuale per lo screening dei tumori dell’intestino è andato crescendo negli ultimi anni, tanto che nel 2016 nel l’US Preventive Services Task Force lo ha raccomandato come potenziale test di screening. Alcuni ricercatori dell’Università di Firenze e dell’Istituto per lo Studio, la Prevenzione e la rete Oncologica (ISPRO) hanno voluto mettere a diretto confronto questa nuova tecnica con il metodo correntemente utilizzato in Toscana.
Lo studio ha coinvolto quasi 15.000 cittadini di età compresa tra 54 e 65 anni mai sottopostisi a screening per CRC. I partecipanti sono stati randomizzati (1:2) per una singola colonscopia virtuale o tre round di FIT (3 test effettuati a distanza di 2 anni l’uno dall’altro). I partecipanti con test di screening positivo (almeno un polipo ≥6 mm nel gruppo colonscopia virtuale e almeno 20 microgrammi di emoglobina per grammo di feci nel gruppo FIT) sono stati richiamati per essere sottoposti a colonscopia ottica. L’esito primario dello studio era il tasso di identificazione di neoplasia avanzata.
Il dato cruciale dello studio è l’adesione allo screening: solo il 26,7% di chi ha ricevuto l’invito per la colonscopia virtuale ha accettato, mentre il 64,9% di chi ha ricevuto l’invito per il FIT ha partecipato ad almeno un round, il 49,2% a due round e il 33,4% a tutti e tre i round. Il tasso di identificazione della colonscopia virtuale era 1,4% (95%CI 1,1-1,8), mentre quello di tre round di FIT era 2,0% (1,7-2,3; P=0,0094). Nell’analisi per protocollo, tuttavia, il tasso di identificazione della colonscopia virtuale era 5,2% (4,1-6,6) mentre quello del FIT era 3,1% (2,7-3,6; P<0,0001).
“Nel nostro studio randomizzato, i risultati dell’esito primario suggeriscono che, nel contesto di uno screening di popolazione per il cancro colorettale, rispetto a tre round di FIT una singola colonografia TC ha un tasso di identificazione di neoplasia avanzata per persona invitata significativamente più basso nell’analisi per intenzione di screening, ma un tasso di identificazione più alto per partecipante nell’analisi per protocollo – scrivono gli autori dello studio – I risultati opposti delle analisi per intenzione di screening e per protocollo sono notevoli, tuttavia possono essere spiegati considerando il ruolo chiave della partecipazione, che era significativamente più alta per il FIT che per la colonografia e che giustifica il complessivo aumentato riscontro di neoplasia avanzata”. Le conclusioni tratte dai ricercatori toscani sono quindi che il test immunochimico fecale rimane lo strumento preferibile per lo screening di popolazione, ma che la colonscopia virtuale potrebbe essere usata per lo screening opportunistico alla luce del più elevato tasso di individuazione e del minor numero di colonscopie ottiche necessarie per il work up diagnostico.
L'accesso al sito è limitato e riservato ai professionisti del settore sanitario
Hai raggiunto il massimo di visite
Registrati gratuitamente Servizio dedicato ai professionisti della salute