Scoperto punto debole cancro ovarico, sensibile a nuovi farmaci

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Roma, 16 feb. (Adnkronos Salute) - Scoperto un punto di debolezza di alcuni tumori ovarici e nuove terapie in grado di contrastarne la crescita. Sono i risultati di uno studio preclinico dell’Istituto Mario Negri, pubblicati sulla rivista 'Cancer Research'. I dati hanno evidenziato che alcuni di questi tumori presentano alti livelli di due proteine che regolano l’attività dei mitocondri, la centrale energetica delle cellule. Questo li rende sensibili a una nuova classe di farmaci, aprendo così nuovi scenari terapeutici per queste malattie oncologiche tra i più difficili da curare: il tasso di sopravvivenza per le donne con carcinoma ovarico è tuttora molto basso ed è aggravato da uno sviluppo silente che porta a una diagnosi spesso tardiva, quando la malattia è in stadio avanzato e ha già dato origine a metastasi, si legge in una nota.

"Negli ultimi anni – spiegano Carmen Ghilardi, prima autrice dell’articolo, e MariaRosa Bani, capo del laboratorio di Terapia delle metastasi Tumorali – si è capito che i mitocondri possono essere un potenziale bersaglio terapeutico, tanto che numerosi inibitori sono in fase di sviluppo. I mitocondri sono gli organelli addetti alla respirazione cellulare e, in particolare al processo chiamato Oxphos, fondamentale per la produzione di energia. Lo studio, condotto in cellule in coltura e animali di laboratorio con tumore ovarico, ha messo in luce che l’inibizione di Oxphos non è egualmente efficace su tutti i tumori. Infatti i tumori la cui progressione è ritardata dal trattamento sono soprattutto quelli caratterizzati da alti livelli delle proteine PGC-1α e PGC-1β, che hanno proprio la funzione di regolare l’attività dei mitocondri".

"Soffermandoci sui numeri - conclude Raffaella Giavazzi, coordinatrice dello studio - la ricerca ha evidenziato che nel campione analizzato, sono circa il 25% le pazienti affette da un carcinoma ovarico con alti livelli delle proteine Pgc-1α e Pgc-1β. Ora si tratta di confermare che i risultati ottenuti nei nostri modelli preclinici siano trasferibili alle pazienti, infatti per alcune di queste pazienti si aprirebbe la possibilità di beneficiare del trattamento con inibitori di Oxphos e di poter contare su un’arma in più per contrastare la crescita tumorale". Lo studio è stato sostenuto principalmente dalla Fondazione Airc per la ricerca sul cancro.