Richeldi (Cts), 'esami veloci dai medici di famiglia'

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Roma, 2 set. (Adnkronos Salute) - "Tra le priorità della ricerca internazionale e nazionale credo che in questo momento ci sia proprio quello di trovare test del Covid rapidi e sempre più attendibili. Oggi il tampone tradizionale rappresenta il gold standard con quasi il 100% di attendibilità ed è l’unico che dà una diagnosi sicura con una risposta che però arriva dopo 24-48 ore, mentre a esempio quelli rapidi antigenici che stiamo utilizzando negli aeroporti hanno attendibilità fino al 70% ma servono però per fare screening. Credo che nei prossimi mesi la ricerca, a cominciare dal nostro Spallanzani, dovrà puntare a validarne di nuovi, in modo da facilitare il lavoro di tracciamento dei casi". A spiegarlo è Luca Richeldi, direttore dell’Uoc di Pneumologia del Policlinico Gemelli Irccs di Roma e membro del Comitato Tecnico Scientifico oltre ad essere presidente della Società di pneumologia.

Con l’autunno e i casi di influenza tradizionale che si moltiplicheranno non sarà indispensabile puntare su questi test? Assolutamente - risponde Richeldi in una intervista a 'Il Sole 24 Ore' - Si lavora a vari test rapidi, penso ad esempio a quello salivare che identifica l’antigene e che dà la risposta in pochi minuti. Deve crescere però la loro attendibilità e questo risultato speriamo che arrivi già nelle prossime settimane. Questi test potrebbero in ogni caso essere utili per finalità di screening per scovare i sospetti casi di Covid".

Magari da fare anche dal medico di famiglia? "Senza dubbio. Potrebbe essere una opzione per aiutare il medico a fare la sua diagnosi in base ai sintomi e all’esito di questi test - osserva Richeldi - E poi c’è il vaccino anti-influenzale. Se ci dovessimo trovare a ottobre, novembre e dicembre, file di persone con tosse e febbre fuori dal pronto soccorso e l’impossibilità di distinguere se si tratti di influenza o di Covid, questo potrebbe mettere il sistema sotto pressione, per questo la vaccinazione è uno strumento importante per prevenire le forme cliniche più rilevanti. Non ci impedisce di venire in contatto con l’agente patogeno e non ci mette sotto una gabbia di vetro. Semplicemente - conclude - prepara un’immunità grazie alla quale, quando incontriamo questo virus la forma clinica è minore, perché il nostro organismo è già preparato".