Report Gimbe, +11 mld a Ssn in 3 anni ma erosi da pandemia

  • Univadis
  • Adnkronos Sanità
L'accesso ai contenuti di questo sito è riservato agli operatori del settore sanitario italiano L'accesso ai contenuti di questo sito è riservato agli operatori del settore sanitario italiano

Roma, 11 ott. (Adnkronos Salute)() - L'emergenza pandemica ha fatto aumentare il finanziamento al Servizio sanitario nazionale, +11,2 miliardi in 3 anni, ma queste risorse "in parte erose dalla pandemia" potrebbero non essere confermate nei prossimi anni, aprendo la strada a una riduzione della spesa sanitaria. E' all'allarme che lancia la Fondazione Gimbe nel quinto Rapporto sul Ssn presentato oggi a Roma al Senato. "All'alba della nuova legislatura - ha esordito il presidente Nino Cartabellotta - la Fondazione Gimbe ribadisce con fermezza l'urgente necessità di rimettere la sanità al centro dall'agenda politica, perché il diritto costituzionale alla tutela della salute non può essere ostaggio dell'avvicendamento dei governi".

Rispetto agli 8,2 miliardi del decennio 2010-2019, il finanziamento pubblico al Ssn - si evidenzia nel report - dal 2020 ad oggi è passato da 113 miliardi a 124 miliardi: un aumento di ben 11,2 miliardi, di cui 5,3 assegnati con decreti Covid. "In una fase di grave crisi internazionale, che impone alla politica sfide estremamente ardue, occorre tenere i riflettori accesi sul rischio concreto di perdere, lentamente ma inesorabilmente, un modello di servizio sanitario pubblico, equo e universalistico, conquista sociale irrinunciabile - sottolinea Cartabellotta - per l'eguaglianza e la dignità di tutte le persone; e, senza una chiara visione sul futuro della sanità pubblica, di mancare la straordinaria opportunità offerta dal Pnrr per rilanciare il Ssn".

Secondo Gimbe, "nonostante le maggiori risorse investite, il confronto internazionale restituisce risultati simili a quelli dell'era pre-Covid: nel 2021 la spesa sanitaria totale in Italia è sostanzialmente pari alla media Ocse in termini di percentuale di Pil (9,5% vs 9,6%), ma inferiore come spesa pro-capite (4.038 contro 4.435 dollari). Soprattutto, la spesa pubblica pro-capite nel nostro Paese è ben al di sotto della media Ocse (3.052 contro 3.488 dollari) e in Europa ci collochiamo al 16esimo posto: ben 15 Paesi investono di più in sanità". "Francamente impietoso - commenta il presidente - il confronto con i Paesi del G7 sulla spesa pubblica: dal 2008 siamo fanalino di coda, con gap sempre più ampi e oggi divenuti incolmabili".

Le analisi indipendenti condotte nell'ambito della campagna #SalviamoSSN da quasi 10 anni, rimarca Gimbe, documentano costantemente la grave crisi di sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. "Ben prima dello scoppio della pandemia - ricorda il presidente - la Fondazione Gimbe aveva rappresentato il Ssn come un paziente cronico affetto da varie patologie che ne compromettevano lo stato di salute": l'imponente definanziamento pubblico di circa 37 miliardi nel decennio 2010-2019; l'incompiuta realizzazione del Dpcm sui nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), che aveva ampliato prestazioni e servizi a carico del Ssn senza la necessaria copertura finanziaria; gli sprechi e le inefficienze a livello politico, organizzativo, professionale; l'espansione incontrollata dell'intermediazione assicurativo-finanziaria".

"Un grave stato di salute - osserva Cartabellotta - ulteriormente compromesso da due fattori ambientali che rendevano poco salubre l'habitat del Ssn: da un lato la non sempre leale collaborazione Stato-Regioni, dall'altro le aspettative spesso irrealistiche di cittadini e pazienti". In questo contesto la pandemia Covid-19 "ha confermato il cagionevole stato di salute del Ssn, facendo emergere soprattutto l'imponente depauperamento del personale sanitario e la fragilità dell'assistenza territoriale, oltre che l'incapacità di attuare un'unica catena di comando", evidenzia ancora il rapporto. "Tuttavia, se nel pieno dell'emergenza tutte le forze politiche convergevano sulla necessità di potenziare e rilanciare il Ssn - chiosa il presidente - progressivamente la sanità è stata nuovamente messa all'angolo, come emerge anche dalla recente analisi Gimbe sui programmi elettorali".

Il quinto report Gimbe dimostra che, di fatto, patologie e fattori ambientali che condizionavano lo stato di salute del Ssn nell'era pre-Covid sono rimasti sostanzialmente irrisolti - è l'analisi della Fondazione - fatta eccezione per il netto rilancio del finanziamento pubblico, che l'emergenza sanitaria ha al tempo stesso imposto ed eroso. "Peraltro, se oggi la pandemia non ha ancora mollato la presa - precisa Cartabellotta - presenta già il conto dei suoi effetti a medio-lungo termine": dal ritardo nell'erogazione di prestazioni chirurgiche, ambulatoriali e di screening che hanno ulteriormente allungato le liste di attesa, all'impatto sul Ssn di nuovi bisogni di salute, in particolare Long Covid e salute mentale. Ma soprattutto l'ulteriore indebolimento del personale sanitario: pensionamenti anticipati, burnout e demotivazione, licenziamenti volontari e fuga verso il privato lasciano sempre più scoperti settori chiave del Ssn, in particolare i pronto soccorso, e deserti i numerosi concorsi. "Per far fronte alla domanda di personale - avverte - si ricorre così ad insolite modalità: cooperative di servizi, reclutamento di medici in pensione e chiamate di medici dall'estero".