Report Crea, al Ssn mancano almeno 50mld di risorse

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Roma, 25 gen. (Adnkronos Salute) - Al finanziamento della sanità pubblica italiana "mancano almeno 50 miliardi di euro (al minimo) per avere un’incidenza media sul Pil analoga agli altri paesi EU". Lo evidenzia il 18esimo Rapporto del Crea Sanità riconosciuto come Centro di ricerca da Eurostat, Istat e ministero della Salute, composto da economisti, epidemiologi, ingegneri biomedici, giuristi, statistici, che in larga misura operano presso l’Università Tor Vergata di Roma e l’Università telematica San Raffaele di Roma. Il report è stato presentato oggi a Roma. "La spesa sanitaria del nostro Paese registra, nel 2021, una forbice del -38% circa (-12% di spesa privata e -44% circa di spesa pubblica)", puntualizza il report Crea.

"La spesa sanitaria dal 2000 al 2021 è cresciuta del 2,8% medio annuo, il 50% in meno che negli altri paesi Eu di riferimento; anche durante il Covid è cresciuta meno: per recuperare il passo degli altri Paesi servirebbe, quindi - suggeriscono gli esperti - una crescita annua del finanziamento di 10 miliardi di euro per 5 anni, più quanto necessario per garantire la stessa crescita degli altri Paesi europei presi a riferimento, ovvero altri 5 miliardi di euro". Per trovare risorse, la ricetta è "crescere per non selezionare": per mantenere, cioè, "un servizio sanitario nazionale universalistico e non essere costretti a un universalismo selettivo e mantenere equità di accesso, è necessario far crescere il Pil", è la proposta avanzata dagli specialisti del Crea.

“Nei documenti di finanza pubblica – commentano i curatori del Rapporto - sono previsti meno di 2 miliardi di euro per anno, quindi circa un settimo del necessario per il riallineamento; date le dimensioni dello scarto, l’unica possibilità di andare oltre il finanziamento previsto è che si registri una crescita economica nazionale sostenuta e maggiore di quella media degli altri Paesi di confronto. Se questo non avverrà, l’attuale assetto delle ‘garanzie’ del Ssn non è di fatto più sostenibile e bisognerà ridefinirlo. In altri termini – concludono -, se non si determinerà una crescita adeguata o non si creeranno condizioni che fermino la perdita di risorse umane e aprano la strada all’accesso alle innovazioni, si dovrà passare a una logica di universalismo selettivo, che privilegi l’accesso dei più fragili (ma con un impatto non indifferente sull’equità del sistema sanitario)”.