Radiologia interventistica, al Gemelli Roma la ‘Giornata senza bisturi’

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Roma, 16 gen. (Adnkronos Salute) - Far conoscere ai pazienti le potenzialità della radiologia interventistica che rappresenta anche una valida alternativa alla chirurgia tradizionale. È questo uno dei principali obiettivi della ‘Giornata senza bisturi’, iniziativa che al Policlinico universitario A. Gemelli Irccs oggi è dedicata alla radiologia interventistica, che affianca e sempre più spesso si sostituisce alla chirurgia tradizionale, quella affidata al bisturi, strumento usato fin dall’età della pietra, con lame di selce e di ossidiana. La data del 16 gennaio – riferisce una nota - è presa in prestito dalla giornata nazionale americana dedicata alla radiologia interventistica, ma i contenuti dell’evento organizzato oggi al Gemelli testimoniano il livello raggiunto da questa branca della radiologia anche in Italia.

‘Without a scalpel day’ (letteralmente la ‘giornata senza bisturi’) si celebra oggi in ricordo del primo intervento chirurgico della storia effettuato senza bisturi. Era il 16 gennaio del 1964 quando Charles T. Dotter effettuò la prima angioplastica periferica senza ricorrere al bisturi. Al paziente fu evitata l’amputazione della gamba e lasciò l’ospedale dopo pochissimi giorni, senza neppure un cerotto; per il resto dell’umanità si inaugurava invece l’era della radiologia interventistica. Da allora di progressi ne sono stati fatti tanti e oggi si parla più propriamente di procedure minimamente invasive, guidate dalle immagini (Miip), che vengono utilizzate in campo diagnostico e per il trattamento di una serie di patologie: ictus, aneurisma, fibromi uterini, problemi della colonna vertebrale. Ma anche in oncologia queste metodiche stanno trovando sempre più spazio: procedure più precise, perché guidate dalle immagini, senza ferite chirurgiche, dunque senza il rischio di complicanze infettive o brutte cicatrici, con una ripresa rapidissima del paziente e un risparmio sui costi dell’ospedalizzazione.

“Per radiologia interventistica – spiega Roberto Iezzi, professore associato di Radiologia Università Cattolica, direttore Uos Radiologia interventistica generale Fondazione Policlinico Gemelli Irccs - si intendono quelle procedure che utilizzano approcci radiologici (ecografia, fluoroscopia, Tac e Rmn) non solo a scopi diagnostici, ma anche terapeutici”. Le procedure si distinguono in ‘percutanee’ e ‘intra-arteriose’ (rispettivamente, approccio attraverso la cute o attraverso un’arteria) e vengono effettuate senza tagli chirurgici, in anestesia locale o in sedazione. Questo implica per il paziente una minore invasività, un brevissimo ricovero e una rapida ripresa delle normali attività quotidiane. "A farla da padrona in questo campo - ricorda Iezzi - è la radiologia interventistica oncologica che, attraverso trattamenti di termoablazione, chemio-embolizzazione, radio-embolizzazione, si affianca sempre più a chirurgia, radioterapia e chemio-immunoterapia nel trattamento dei pazienti".

La radiologia interventistica usa strumenti innovativi di calibro sempre più piccolo e sempre più preciso; imprescindibile per il suo successo è anche l’innovazione tecnologica delle apparecchiature radiologiche. "Oggi - prosegue Iezzi - disponiamo di software di guida che rendono le procedure sempre più efficaci e sicure. In ambito benigno, nuovi approcci di embolizzazione si applicano ad esempio a patologie benigne ginecologiche (fibromi uterini, adenomiomi), urologiche (ipertrofia prostatica benigna), vascolari ed addominali (malattia emorrodaria). Le applicazioni oncologiche riguardano principalmente i tumori del fegato, primitivi (epatocarcinomi, colangiocarcinomi) o secondari, ossia le metastasi epatiche (da tumore del colon retto, polmonari, ginecologici e urologici). Più di recente le indicazioni si sono allargate a tumori polmonari (primitivi o secondari) e renali. Infine, la disponibilità di device ablativi di piccolo calibro, ci ha consentito di intervenire anche su tumori pancreatici e ginecologici”.

Tra le prospettive future, quella di associare queste procedure alle nuove frontiere dell’oncologia, in particolare all’immunoterapia. “I nostri device – anticipa Iezzi - fungeranno da carrier per portare le terapie oncologiche direttamente sul tumore, sull’organo target, andando a ridurre eventi avversi ed effetti collaterali e migliorando così il livello qualitativo di vita dei pazienti”. “Ogni anno al Gemelli – ricorda Luigi Natale, professore associato di Radiologia all’Università Cattolica e direttore Uoc Radiologia toracica e cardio-vascolare Policlinico Gemelli - vengono effettuate dalle 3.500 alle 4.000 procedure di radiologia interventistica presso le due sale angiografiche della radiologia. Da quest’anno anche la sala angiografica ibrida del Cemad verrà utilizzata per procedure su pazienti con malattie dell’apparato digerente”.

Per Evis Sala, ordinario di Radiologia all’Università Cattolica, campus di Roma e direttore del Centro avanzato di radiodiagnostica della Fondazione Policlinico universitario Gemelli Irccs, la radiologia interventistica "è un meraviglioso esempio di medicina di precisione: mettere il paziente al centro della cura multidisciplinare e fornire la terapia attraverso una procedura di imaging interventistica all'avanguardia facilitata dall'intelligenza artificiale e dalla realtà aumentata".

“È importante che i pazienti conoscano le potenzialità della radiologia interventistica che rappresenta anche una valida alternativa alla chirurgia tradizionale – sottolinea Elisabetta Iannelli, vicepresidente Aimac e segretario generale Favo (Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia) - in particolare quando questa comporta rischi elevati per le condizioni di salute o l’età del paziente, o quando non possa essere impiegata per mancanza di strumenti e tecnologie. Aimac, nell’ambito della collaborazione con Alleanza contro il cancro, ha pubblicato un’agile brochure che risponde ai bisogni informativi dei malati e spiega cos’è, quando si usa e quali sono i trattamenti di radiologia interventistica”.