Quale policy è più efficace per contrastare la pandemia? Lo scopriranno i grandi database


  • Daniela Ovadia — Agenzia Zoe
  • Notizie Mediche Univadis
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Quale decisione ci salverà dal virus? Se lo chiedeva nel mese di aprile dell’anno scorso la rivista Nature. A distanza di un anno, abbiamo le idee un po’ più chiare ma ancora i nostri decisori non sanno come affrontare aspetti specifici della gestione della pandemia. Possiamo imparare gli uni dagli altri? Esiste un metodo obiettivo per studiare l’efficacia di una policy? E, soprattutto, possiamo sapere in anticipo se una certa misura di contenimento funzionerà?

Se lo sono chiesti gli scienziati del Complexity Science Hub e della Facoltà di Medicina dell’Università di Vienna che hanno lanciato un progetto di ricerca, basato su un enorme database che raggruppa tutte le informazioni possibili sulle decisioni prese in questi mesi, sulle situazioni in cui sono state prese e sulle conseguenze.

 

Tutti gli interventi non farmacologici

“Durante la pandemia COVID-19, gli interventi sono stati presi in condizioni in rapida evoluzione, con esperienza precedente limitata (e non sempre presente). In tutto il mondo, i governi hanno implementato strategie di controllo specifiche per paese, per prevenire la comparsa e poi mitigare la diffusione del virus. Stiamo costruendo un database completo di interventi non farmacologici intrapresi dai governi di tutto il mondo al fine di valutare l'impatto di queste azioni sulla diffusione del COVID-19 nei rispettivi paesi” spiega Peter Klimek, fisico e matematico del centro di ricerca viennese.

Studenti, ricercatori e volontari stanno raccogliendo dati da fonti pubbliche sulle iniziative implementate, compresi i tempi per l'implementazione. Le fonti descrivono interventi non farmacologici messi in atto in 57 paesi, inclusa la nave da crociera Diamond Princess. Sono infatti prese in considerazione anche misure attuate a livello locale (regione, città) che comprendono identificazione dei casi, tracciamento dei contatti e relative misure; misure ambientali; assistenza sanitaria e sanità pubblica; assegnazione delle risorse; ritorno alla vita normale; comunicazione del rischio; riduzione dei contatti e restrizione di viaggio.

 

Un problema di classifiche

Esistono altri database di policy che stanno facendo un lavoro analogo, tra i quali il progetto CoronaNet, frutto di un consorzio internazionale, e quello dell’Università di Oxford, riservato alle policy nazionali. Infine esiste un metadatabase aggiornato dall’Organizzazione Mondiale della sanità.

Quando molti paesi hanno applicato contemporaneamente varie misure di controllo, gli effetti erano pressoché sconosciuti. Con le prime analisi si è scoperto che il coprifuoco, il divieto di aggregazione e la chiusura delle scuole erano tra gli interventi più efficaci nel ridurre i contagi. Rimane ancora aperta la discussione sulla classificazione delle misure stesse in ordine di efficacia perché è difficile pesare l’effetto di una singola iniziativa al di fuori dal contesto sociale e culturale in cui viene adottata (che può influenzare anche l’adesione della popolazione alla misura stessa).

Lo scopo di queste ricerche è proprio quello di fornire informazioni basate sulle prove scientifiche e su comparazioni in cui sono sotto controllo tutti i parametri che è possibile controllare, in modo da evitare gli errori e anche le generalizzazioni: interventi efficaci nella prima ondata possono non esserlo più nelle successive e viceversa.

“Stiamo facendo questo lavoro per aiutare i decisori a controllare meglio la pandemia in corso ma anche per preparaci meglio alla prossima, in modo che non debba avere conseguenze così devastanti” ha dichiarato Klimek.