Psoriasi, i farmaci biologici sono sicuri anche in gravidanza

  • Elena Riboldi
  • Uniflash
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Le donne affetti da psoriasi in cura con farmaci biologici che intraprendono una gravidanza possono essere rassicurate sul fatto che la terapia non si associa a un aumentato rischio di aborto o di malformazioni congenite. L’evidenza arriva da una recente metanalisi condotta dai ricercatori spagnoli dell’Alicante Institute for Health and Biomedical Research (ISABIAL). Alcuni studi riportano una maggiore frequenza di parto prematuro ma in generale i dati sono rassicuranti, indipendentemente dall’agente biologico considerato. Per avere un quadro completo occorrerebbero però maggiori informazioni riguardo agli effetti a lungo temine sui neonati esposti, un aspetto ancora poco esplorato.

 

I risultati della metanalisi

I ricercatori dell’ISABIAL hanno individuato 51 studi che si sono occupati di terapia biologica e gravidanza, specificatamente nella psoriasi. Le donne incluse negli studi avevano assunto farmaci biologici antipsoriasici nei tre mesi prima del concepimento e/o durante la gestazione. In totale sono state analizzate 739 gravidanze.

Nella maggior parte dei casi (70,4%) la somministrazione era limitata al primo trimestre di gravidanza e il farmaco più utilizzato era l’ustekinumab (36,0%). La prevalenza dell’aborto spontaneo era 15,3% (95% CI 12,7-18,0) e quella dell’aborto elettivo 10,8% (95% CI 7,7-14,3). Le donne trattate con tildrakizumab e ixekizumab erano ricorse più frequentemente delle altre all’interruzione volontaria di gravidanza, presumibilmente perché le gravidanze si erano verificate durante studi clinici, un contesto in cui si sottolinea in modo deciso che non sono ancora noti i possibili effetti del farmaco sperimentale. Il 3,0% (95% CI 1,6-4,8) dei nati vivi presentava malformazioni congenite.

“I nostri risultati mostrano che la prevalenza degli aborti spontanei e delle malformazioni congenite nei neonati esposti ai farmaci biologici durante la gravidanza erano simili a quelli registrati nella popolazione generale, stimati nel 10-20% e 2-5,5%, rispettivamente – affermano gli autori dello studio, pubblicato sul Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology – Questi risultati sono in linea con quelli del registro multicentrico PSOLAR, uno studio che ha mostrato che i tassi di aborto, problemi neonatali e difetti congeniti erano simili a quelli della popolazione statunitense generale”.

 

Le domande aperte

“Riguardo agli altri esiti dei nati vivi, i tassi di nascita pretermine erano più alti di quelli riportati nella popolazione europea generale (5-9%) e PSOLAR (9,1%) – aggiungono gli autori – L’incidenza più alta di nascita pretermine è stata suggerita da diversi studi nella popolazione psoriasica. Serviranno ulteriori studi per chiarire se c’è un aumentato rischio di parto prematuro per via dell’esposizione ai farmaci biologici o per via della malattia stessa”.

Gli autori dello studio evidenziano un altro gap di conoscenza che resta da colmare, ovvero l’effetto degli agenti biologici sulle risposte immunitarie della prole. I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americani raccomandano di non somministrare vaccini vivi attenuati prima dei 6 mesi di vita ai neonati esposti a farmaci biologici durante la gestazione perché ci sono stati casi di infezioni fatali. “Le complicanze neonatali sono state descritte solo in due nascite e solo 12 studi osservazionali hanno riportato esiti sul lungo periodo – riferiscono aggiungendo che – Perciò sono necessari studi che riportino gli effetti avversi a lungo termine (come le infezioni neonatali) nei bambini esposti alle terapie biologiche in utero”.