Pressione sanguigna e demenza, un legame sempre più chiaro
- Cristina Ferrario
- Notizie dalla letteratura
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- Il trattamento per ridurre la pressione sanguigna si associa a una riduzione del rischio di demenza nella popolazione anziana con storia di ipertensione.
- Non ci sono prove di un incremento del rischio di demenza con il trattamento anti-ipertensivo nelle fasce di età più avanzate.
Se scende la pressione, scende anche la probabilità di sviluppare demenza nel corso della vita. Lo si evince dai risultati di una metanalisi recentemente pubblicata su European Heart Journal da un gruppo internazionale di ricercatori guidati da Ruth Peters, della University of New South Wales e del The George Institute for Global Health di Sydney (Australia), primo nome dell’articolo.
“Alcuni studi suggeriscono un’associazione tra ipertensione - soprattutto nella mezza età - e rischio di demenza, ma i dati a livello globale non sono sempre concordi” esordiscono gli autori, ricordando che, per esempio, dati osservazionali indicano associazioni U-shaped tra pressione sanguigna e demenza negli anziani, mentre studi randomizzati mostrano risultati variabili nei pazienti ipertesi. “Chiarire queste associazioni è una grande priorità di sanità pubblica, date anche le stime crescenti di prevalenza di demenza legata all’invecchiamento della popolazione mondiale” aggiungono Peters e colleghi che per rispondere a questo bisogno clinico hanno portato avanti una metanalisi su dati di singoli pazienti.
Come ricordano gli esperti, la scelta di questa strategia di analisi è legata anche al fatto che oggi i benefici cardiovascolari della riduzione della pressione sanguigna sono assodati e non sarebbe etico disegnare uno studio nel quale un gruppo di pazienti non venisse sottoposto a trattamento anti-ipertensivo.
Da qui l’uso dei dati relativi a circa 28.000 pazienti singoli, coinvolti in 5 diversi studi svolti in 20 nazioni.
E i risultati parlano chiaro: dopo un follow-up mediano di 4,3 anni le analisi di regressione logistica multilivello hanno mostrato un odds ratio aggiustato pari a 0,87 in favore dell’effetto positivo del trattamento anti-ipertensivo nel ridurre il rischio di demenza incidente.
“Non abbiamo osservato alcuna differenza in base all’età o al sesso dei partecipanti e, inoltre, ulteriori analisi hanno confermato che una maggiore diminuzione della pressione sanguigna è associata a una maggior riduzione del rischio di demenza” precisano gli autori che poi aggiungono: “Alla luce dell’invecchiamento della popolazione e dei sostanziali costi per la gestione della demenza - tra 20.000 e 40.000 dollari statunitensi/per persona con demenza per anno - anche una piccola riduzione potrebbe avere un impatto enorme a livello globale”. “Questi dati forniscono un’ulteriore ragione, al di là della riduzione del rischio cardiovascolare, per tenere sotto controllo il livelli pressori nelle persone a rischio” concludono.
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