PREDICT: quanto sono accurate le previsioni di prognosi per il tumore del seno?
- Daniela Ovadia — Agenzia Zoe
- Attualità mediche
di Cristina Ferrario (Agenzia Zoe)
Nell’era della chemioterapia moderna e dei trattamenti mirati contro HER2, il punteggio PREDICT non sembra essere particolarmente accurato nel predire la sopravvivenza delle donne con tumore mammario HER2 positivo in fase iniziale. Lo scrivono gli autori di uno studio internazionale pubblicato su sulle pagine di NPG Breast Cancer con Matteo Lambertini, oncologo dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, come ultimo nome del lavoro.
“PREDICT è un tool pubblico, disponibile online, che aiuta a predire la prognosi individuale per le pazienti con tumore del seno in fase iniziale e mostra l’impatto dei trattamenti adiuvanti somministrati dopo chirurgia” esordiscono gli autori. “La predizione si basa su tradizionali fattori clinico-patologici” aggiungono, ricordando che la prima versione del tool è stata più volte aggiornata e a partire dal 2011 il modello ha incluso anche lo status di HER2.
Come fanno notare Lambertini e colleghi, sebbene l’uso di PREDICT sia raccomandato per aiutare a scegliere la terapia adiuvante, il suo ruolo prognostico nei tumori HER2-positivi in fase iniziale e trattati con le nuove terapie disponibili (anche quelle anti-HER2 come trastuzumab) resta poco chiaro.
Parte da qui il nuovo studio che ha valutato le performance di PREDICT partendo dalla popolazione coinvolta nello studio ALTTO, il più ampio di sempre sulla terapia adiuvante nel campo dei tumori mammari HER2-positivi in stadio iniziale. “Lo studio ALTTO rappresenta un’opportunità univa per valutare l’attendibilità e le performance prognostiche di PREDICT in donne con malattia HER2-positiva” sottolineno Lambertini e colleghi, precisando che le pazienti erano state trattate con lapatinib ± trastuzumab o trastuzumab da solo.
Ebbene, l’analisi svolta su 2.794 pazienti ha mostrato che in generale, PREDICT ha sottostimato la sopravvivenza generale (OS) a 5 anni del 6,7% (valore osservato 94,7% vs. predetto 88,0%).
“Questa sottostima è risultata presente in tutti i sottogruppi, indipendentemente dal tipo di trattamento, dall’età della paziente, dal coinvolgimento linfonodale e da altre variabili” spiegano gli autori. “La differenza assoluta maggiore è stata osservata nelle donne con malattia negativa per il recettore ormonale, con coinvolgimento dei linfonodi e grandi dimensioni del tumore (rispettivamente 13,0%, 15,8% e 15,3%).
Tra le ragioni alla base di questa sottostima, gli autori includono la possibilità che la popolazione utilizzata per validare PREDICT non corrisponda a quella real-world trattata oggi con le moderne terapie. “Gli standard di cura oggi utilizzati sono oggi anche migliori di quelli usati nello studio ALTTO e di conseguenza la sottostima di PREDICT potrebbe essere ancora maggiore.
“Questi dati suggeriscono di utilizzare con prudenza i risultati ottenuti con PREDICT in questa popolazione” concludono i ricercatori.
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