Perché conviene vaccinare i figli al di sotto dei 12 anni

  • Paolo Spriano
  • Uniflash
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In questo momento è comprensibile il disorientamento di fronte alla variante omicron di SARS-CoV-2 e agli imprevedibili effetti che potrebbe avere sull’andamento della pandemia e sulla campagna vaccinale. Comunque vada la priorità resta il vaccino che presto sarà disponibile per i bambini in fascia di età 5-11 anni anche in Italia. Le prove di evidenza ad oggi disponibili permettono ai genitori di scegliere per i loro figli,  con un bilancio dei rischi e benefici rassicurante e favorevole al vaccino.

COVID-19 e impatto nei bambini

Dai dati epidemiologici disponibili è lecito affermare che COVID-19 è una nuova malattia infantile. In Italia ci sono stati, in 18 mesi, 36 decessi in bambini e adolescenti causati da Covid-19 (tasso che corrisponde a quello registrato negli Stati Uniti, con 146 decessi tra 5 e 11 anni, e pari a circa 1 su 100.000) e 206 ricoverati in terapia intensiva in età <18 anni, di cui 39 nella fascia 5-11 anni. Negli Stati Uniti circa 700 bambini sono morti a causa dell'infezione da SARS-CoV-2 e questo dato colloca questa infezione virale all’ottavo posto tra le prime 10 cause di morte (1).

COVID-19 comporta dei rischi che sono proporzionali all’età. Nei bambini e negli adolescenti, rispetto alle fasce di età più avanzata, in proporzione ci sono meno infezioni sintomatiche, malattie gravi e decessi per COVID-19. I casi disaggregati per età e segnalati all'OMS dal 30 dicembre 2019 al 25 ottobre 2021 (1) mostrano che i bambini di età < 5 anni rappresentano il 2% (1 890 756) dei casi globali segnalati e lo 0,1% (1 797) dei decessi globali segnalati. I bambini più grandi e gli adolescenti più giovani (da 5 a 14 anni) rappresentano il 7% (7 058 748) dei casi globali segnalati e lo 0,1% (1 328) dei decessi globali segnalati, mentre gli adolescenti più grandi e i giovani adulti (dai 15 ai 24 anni) rappresentano il 15% (14 819 320) dei casi globali segnalati e lo 0,4% (7 023) dei decessi globali segnalati. I decessi per tutti i soggetti di età < 25 anni rappresentano meno del 0,5% dei decessi globali (2).

La sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini (MIS-C) è una grave sindrome iper-infiammatoria che è stata documentata diverse settimane dopo l'infezione acuta da SARS-CoV-2 . MIS-C si è manifestata nel 44% dei casi in bambini di età compresa tra 5 e 11 anni (1).

La trasmissione virale nei bambini

Diversi studi sulla siero-prevalenza di SARS-CoV-2 e sulla diffusione virale basati sulla popolazione hanno studiato se i bambini e gli adolescenti si infettano alla stessa velocità degli adulti. Tra gli individui positivi per SARS-CoV-2 che sono stati testati nello stesso momento dopo l'insorgenza dei sintomi, i livelli di RNA virale SARS-CoV-2 nel tratto respiratorio sono apparsi simili nei bambini, negli adolescenti e negli adulti (3). Inoltre i bambini diffondono il virus non solo nel tratto respiratorio, ma anche nelle feci (4).

Vaccino COVID-19 nei bambini

I vaccini mRNA, negli studi di fase 2 e 3, hanno dimostrato nei bambini livelli di efficacia e immunogenicità simili o superiori rispetto agli adulti; negli adolescenti i profili di sicurezza e reattogenicità erano simili a quelli dei giovani adulti (5).  L'efficacia del vaccino è stata del 90,9% (95% CI = 68,3%-98,3%) nella prevenzione del COVID-19 sintomatico. I sintomi di reattogenicità erano frequenti (l'86,2% dei soggetti vaccinati ha riportato una reazione locale e il 66,6% ha riportato una reazione sistemica), ma nella stragrande maggioranza dei casi era da lieve a moderata. I sintomi erano meno frequenti nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni rispetto a soggetti di età tra 16 e 25 anni. Le reazioni avverse sistemiche sono state segnalate più comunemente dopo la seconda dose rispetto alla prima, con un esordio mediano di 1-2 giorni dopo la vaccinazione e risoluzione entro una mediana di 1-2 giorni (5). 

Rispetto alla preoccupazione per eventi rari di miocardite/pericardite segnalati con i vaccini mRNA COVID-19 va precisato che questi casi si sono verificati con maggiore frequenza in soggetti maschi di età  tra 16-24 anni,  dopo la seconda dose e in genere entro pochi giorni dalla vaccinazione (6). Comunque il rischio di miocardite negli adolescenti non è stato ancora completamente determinato. I dati disponibili suggeriscono che i casi di miocardite e pericardite dopo la vaccinazione sono generalmente lievi e rispondono al trattamento conservativo, e sono meno gravi con esiti migliori rispetto alla miocardite classica o al COVID-19. Comunque il rischio di miocardite/pericardite associato all'infezione da SARS-CoV-2 è superiore al rischio dopo la vaccinazione (6).

Sebbene le valutazioni del rischio-beneficio siano chiaramente alla base del beneficio della vaccinazione di tutte le fasce d'età, compresi bambini e adolescenti, il beneficio diretto per la salute della vaccinazione di bambini e adolescenti c’è, anche se inferiore rispetto alla vaccinazione degli anziani. Quando si vaccinano bambini e adolescenti

si riduce la trasmissione intergenerazionale. Infatti dati confermano che  il rischio di casi sintomatici nei contatti familiari dei casi vaccinati era < 50% rispetto a quello tra i contatti familiari dei casi non vaccinati (7).

Le raccomandazioni per la pratica clinica

I dati attualmente disponibili sul vaccino mRNS COVID-19 consentono di affermare che la scelta di non vaccinare i bambini li espone ai rischi dell’infezione virale, privandoli dei benefici del vaccino. Anche se la maggior parte dei bambini infettati da SARS-CoV-2 ha sofferto di una malattia asintomatica o lieve, è altrettanto vero che alcuni di loro si sono ammalati e un piccolo numero è morto.  Per rischi analoghi i bambini vengono regolarmente vaccinati contro l'influenza, la meningite, la varicella e l'epatite, ma nessuna di queste malattie, anche prima che fossero disponibili i vaccini, uccideva tanto quanto SARS-CoV-2 in un anno (8).

A consolidare il messaggio di efficacia e sicurezza dimostrata dal vaccino nei bambini contribuisce il documento di consenso delle Associazioni Scientifiche dei Pediatri Italiani (9) fornendo alle famiglie un’indicazione coerente alle informazioni ad oggi disponibili e “raccomanda la vaccinazione nei bambini tra 5 e 11 anni, in quanto capace di prevenire casi severi, sia pur rari, dovuti direttamente al virus o alle sue complicanze infiammatorie, di ridurre disagi per gli stessi bambini e le loro famiglie e di aumentare in generale i loro gradi di libertà. La raccomandazione è ancora più forte se il bambino soffre di patologie croniche, e se convive o ha contatti stretti con adulti anziani o fragili. Le controindicazioni sono rarissime e riguardano soggetti con malattie immunomediate. In questi casi è opportuno rivolgersi agli specialisti che seguono il bambino”.