Pazienti più in forma con la riabilitazione polmonare a casa
- Daniela Ovadia — Agenzia Zoe
- Attualità mediche
di Elena Riboldi
Uno studio condotto dagli Spedali Civili di Brescia mostra i vantaggi di un programma di riabilitazione polmonare domiciliare in pazienti con tumore del polmone localizzato non resecabile trattato con chemio-radioterapia. Anche se i dati relativi alla funzione polmonare non sono conclusivi, i risultati relativi alla capacità di esercizio e alla qualità di vita (QoL) incoraggiano a esplorare in maniera più approfondita i possibili benefici clinici di questo approccio.
Lo studio ha coinvolto 40 pazienti con NSCLC o LD-SCLC (stadio III) sottoposti a radioterapia con intento curativo, arruolati tra febbraio 2020 e febbraio 2022 (la pandemia di COVID-19 è stata un forte stimolo per sperimentare interventi basati sulle cure domiciliari). Ai primi 20 pazienti arruolati è stato proposto un programma di riabilitazione polmonare (gruppo di intervento) da iniziare assieme alla radioterapia, mentre gli altri 20 sono andati a formare il gruppo di controllo (gruppo osservazionale). Alla baseline (T0) e dopo 8 settimane (T2) tutti i pazienti sono stati sottoposti a una batteria di test per verificare la capacità di esercizio funzionale (test del cammino [6MWT]), la dispnea (scala modificata di Borg [mBORG]), la Qol (questionario SF-36, somministrato anche dopo 4 settimane [T1]) e la funzionalità respiratoria (pulmonary function test [PFT])
Gli autori dello studio hanno riscontrato che tra il T0 e il T2 la capacità di esercizio funzionale diminuiva nel gruppo osservazionale (-13,8 m; P=0,083) e aumentava in misura significativa nel gruppo di intervento (+56,6 m; P≤0,001). Per quanto riguarda la dispnea, si osservava un trend negativo nel gruppo osservazionale e un leggero miglioramento nel gruppo di intervento. Nel gruppo osservazionale tutte le item del questionario sulla QoL avevano subito una diminuzione tra T0 e T1 mentre mostravano un trend di miglioramento tra T0 e T2 nel gruppo di intervento. Non sono state osservate differenze significative in termini di PFT tra la baseline e T2 in nessuno dei due gruppi.
“Lo scopo dello studio – ossia valutare la fattibilità di un programma di riabilitazione polmonare home-based in pazienti con tumore polmonare localizzato non resecabile trattati con chemio-radioterapia radicale e identificare strumenti efficaci per testare l’efficacia del programma – è stato parzialmente raggiunto perché tre dei quattro test sono stati in grado di misurare un impatto (dell’intervento) sulla performance fisica e sulla HRQoL. D’altra parte, il dato sulla PFT non è risultato conclusivo, forse per via del breve intervallo tra la fine del trattamento e il T2” scrivono sulla rivista Radiologia Medica gli autori dello studio, che suggeriscono di condurre studi più ampi in merito. “Con un follow-up più lungo – concludono – si potrebbe valutare se l’impatto del miglioramento nel QoL e nella capacità di esercizio si traduca in un beneficio clinico rilevante, come una riduzione nelle tossicità polmonari e un miglioramento nella tollerabilità dell’immunoterapia”.
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