Oms Europa, 'sì a tecnologie digitali ma occhio a privacy e accessibilità

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Roma, 25 giu. (Adnkronos Salute) - "Le tecnologie digitali hanno dimostrato di essere strumenti potenti per combattere Covid-19. Tuttavia, queste stesse tecnologie ci hanno esposto a uno tsunami di informazioni e hanno sollevato molte questioni relative alla protezione dei dati e alla privacy. Voglio dare dunque tre messaggi: passare al digitale, ma in modo saggio; costruire fiducia nei confronti di questi strumenti rispettando la privacy; e infine, affrontare il divario digitale, senza lasciare nessuno indietro". A sottolinearlo è stato il direttore regionale per l'Europa dell'Organizzazione mondiale della sanità, Hans Kluge, in conferenza stampa.

"Dobbiamo diventare più intelligenti nell'utilizzare i dati che provengono dai nostri sistemi di sorveglianza Covid-19 per migliorare l'unico modo che dobbiamo per minimizzare i contagi: trovare, isolare, testare e curare ogni caso. Tracciare e mettere in quarantena ogni contatto. In questo la tecnologia digitale può svolgere un ruolo di primo piano, non da ultimo per supportando il contact tracing. Austria, Georgia e Macedonia settentrionale sono tra i 27 paesi che hanno rilasciato soluzioni nazionali per la tracciabilità dei contatti digitali in Europa; almeno altri 4 paesi (Andorra, Finlandia, Irlanda, Portogallo) hanno soluzioni allo studio".

"La tecnologia digitale e l'intelligenza artificiale - ha aggiunto Kluge - hanno dimostrato di essere efficaci in altri aspetti della risposta alla pandemia. In Francia, un assistente telefonico virtuale basato sull'intelligenza artificiale è in grado di rispondere a più di mille persone contemporaneamente. L'Italia sta sperimentando l'uso di una tecnologia basata sull'intelligenza artificiale che utilizza un'app per smartphone e una fotocamera per acquisire statistiche vitali come la frequenza cardiaca, la saturazione dell'ossigeno e la frequenza della respirazione in tempo reale. In Svezia, la telemedicina è stata utilizzata per supportare le cure tradizionali, in particolare in contesti rurali, e ora viene utilizzata per una migliore risposta a Covid-19".

"Eccoci ai messaggi, dunque: primo, il digitale - ha spiegato - aiuta i sistemi sanitari a far fronte alla fornitura di assistenza sanitaria essenziale, in particolare durante le emergenze. Ma l'integrazione della salute digitale deve essere fatta con cura e saggezza, in collaborazione con il pubblico e i pazienti. In secondo luogo, qui si parla di fiducia. Gli strumenti digitali si affidano alla fiducia del pubblico. Gli interventi devono considerare la privacy e la sicurezza delle persone e dei loro dati. I diritti umani e di genere fondamentali devono essere preservati negli ambienti digitali e non devono essere dimenticati in caso di pandemia. È responsabilità dei governi indirizzare la proprietà, l'uso, il consenso e la protezione dei dati. In terzo luogo, non possiamo permetterci di avere persone che non possono permettersi la salute digitale. Non tutti i gruppi sociali sono ugualmente in grado di sfruttare il potenziale delle tecnologie digitali per combattere il virus. Nella regione europea, i dati nazionali sull'accesso a Internet delle famiglie variano dal 74% all'87%, con una maggiore variazione a livello subnazionale e tra gruppi di popolazione. Non possiamo permetterci un divario digitale, in aggiunta a quello sociale ed economico", ha concluso.