Obesità infantile, una supplementazione di butirrato potrebbe aiutare
- Elena Riboldi
- Notizie dalla letteratura
Aggiungere a una dieta bilanciata e a un’adeguata attività fisica una supplementazione di butirrato aumenta la probabilità di ottenere una riduzione dell’indice di massa corporea (BMI) nei bambini che soffrono di obesità. Lo dimostra uno studio randomizzato condotto dal Centro per la nutrizione infantile dell’Università Federico II di Napoli, che mostra inoltre effetti favorevoli della somministrazione di butirrato sul metabolismo del glucosio e sull’infiammazione.
Il razionale alla base dello studio BAPO (Butyrate Against Pediatric Obesity) è da ricercare nelle evidenze a sostegno del fatto che il microbiota intestinale gioca un ruolo nell’obesità e, più nello specifico, che l’acido grasso a catena corta butirrato ha proprietà antiobesogeniche. La principale fonte del butirrato è la fermentazione dei carboidrati indigeribili da parte del microbiota intestinale; alcuni studi hanno suggerito che una dieta povera di substrati per la sintesi del butirrato e un basso numero di batteri che producono butirrato possono favorire l’obesità.
I ricercatori italiani hanno arruolato 54 soggetti di età compresa tra 5 e 17 anni con un BMI superiore al 95° percentile, randomizzati (1:1) per ricevere una supplementazione di butirrato (20 mg/kg al giorno) o placebo per 6 mesi. A tutti partecipanti sono stati prescritti una dieta mediterranea bilanciata, almeno 60 minuti di attività aerobica al giorno e una limitazione dei comportamenti sedentari. L’esito primario dello studio era la diminuzione del BMI a 6 mesi; era considerata clinicamente rilevante una riduzione di almeno 0.25 deviazioni standard (SD) del valore di BMI.
La percentuale di bambini che hanno ottenuto una riduzione significativa del BMI era maggiore nel gruppo trattato con il butirrato che nel gruppo placebo (96% contro 56%; beneficio assoluto 40% [95%CI 21-61%]; P<0,01). Rispetto al gruppo placebo, i pazienti trattati con butirrato mostravano una maggiore riduzione del giro vita, un miglioramento nella sensibilità all’insulina, livelli più bassi di grelina (un ormone che stimola l’appetito), del microRNA-221 (un microRNA associato al metabolismo dei grassi) e della citochina pro-infiammatoria IL-6. L’analisi metagenomica ha rivelato che la composizione del microbiota alla baseline si associava alla risposta all’intervento; l’abbondanza di alcune specie (Faecalibacterium prausnitzii, Roseburia faecis, Ruminococcus torques) correlava infatti con miglioramenti nel metabolismo glucidico.
Il trattamento è stato ben tollerato, solo due pazienti del gruppo butirrato hanno lamentato lieve nausea e mal di testa durante il primo mese di intervento; tuttavia, l’aderenza è stata più bassa nel gruppo butirrato che nel gruppo placebo: i bambini che hanno rifiutato di proseguire col trattamento sono stati in un caso 4 e nell’altro 2. “L’adesione più bassa e la frequenza più alta di effetti avversi lievi osservati nei pazienti trattati con butirrato suggeriscono che caratteristiche organolettiche sfavorevoli di questo composto possano limitarne l’applicazione clinica – hanno osservato gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista JAMA Network Open – È augurabile lo sviluppo di nuovi composti derivati dal butirrato senza queste caratteristiche spiacevoli al fine di un’azione terapeutica più efficace contro l’obesità infantile”.
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