No ad Astra Zeneca per i più giovani, sì a vaccini diversi combinati


  • Daniela Ovadia — Agenzia Zoe
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di Fabio Turone (Agenzia Zoe)

Mentre in Italia rimane accesa la controversia attorno agli open day per i vaccini anticovid e alla scelta di alcune Regioni di estendere ai giovani e giovanissimi (sempre sopra i 18 anni) l'uso dei vaccini a vettore adenovirale, e in particolare Vaxzevria di AstraZeneca, un nuovo studio tedesco suggerisce che usato in combinazione con un vaccino a mRNA, esso potrebbe assicurare una protezione ancor più efficace rispetto alle due dosi omogenee.

“Proprio in queste ore c'è un'attenzione che definirei suprema per cogliere tutti i segnali che possono in qualche modo allertare su eventuali effetti collaterali che portino poi a considerare dei cambiamenti di indicazioni al vaccino” ha detto il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli, ricordando che il vaccino di AstraZeneca “è già preferenzialmente raccomandato per i soggetti sopra i 60 anni di età, perché il rapporto tra i benefici derivanti dalla vaccinazione ed eventuali rischi diventa incrementale con l'età e particolarmente favorevole sopra questa soglia”.

Malgrado tale raccomandazione, nell’ultimo mese il 58% delle dosi di vaccino Janssen (anch’esso a vettore adenovirale) e il 25% delle prime dosi AstraZeneca è andato a persone sotto i 60 (di cui il 13% e il 7%, rispettivamente, a persone sotto i 40). Anche l’immunologa Alessandra Viola, direttore scientifico dell’istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza, esprime un parere tassativo: “È sbagliatissimo proporre questi vaccini ai giovani, specialmente alle donne. Sono sempre stata convinta che non bisognerebbe darli a persone di età inferiore ai 55 anni”, ripete ricordando che il bilancio tra rischi e benefici sconsiglia la somministrazione specie nelle donne giovani. L’Associazione Luca Coscioni per la libertà della scienza ha lanciato un appello chiedendo al Governo di non limitarsi a una raccomandazione generica che ha lasciato, di fatto, le singole Regioni libere di agire in ordine sparso: un problema che non è solo italiano, ma che riguarda la varietà di scelte adottate dai diversi paesi.

 

Meglio la combinazione di vaccini

In queste stesse ore l'Università tedesca di Saarland ha annunciato le conclusioni preliminari di uno studio che appare particolarmente significativo perché anche in Germania l'uso del vaccino Vaxzevria di Astra Zeeneca era stato in aprile riservato agli ultrasessantenni, e poi, all'inizio di maggio scorso, nuovamente esteso a tutte le età.

Nel periodo di sospensione, chi aveva già ricevuto la prima dose con il vaccino a vettore adenovirale era stato reindirizzato su Pfizer-Biontech o Moderna per la seconda dose.

Lo studio, che i ricercatori guidati dalla trapiantologa e immunologa Martina Sester invitano a prendere con cautela, ha coinvolto 250 soggetti, suddivisi in tre gruppi che hanno ricevuto Vaxzevria, Comirnaty (il vaccino Pfizer) o una combinazione dei due.

A distanza di due settimane dal completamento del ciclo, Sester e colleghi hanno esaminato in dettaglio la risposta anticorpale: “Non abbiamo solo misurato la quantità di anticorpi contro il coronavirus che i partecipanti hanno prodott, ma anche gli anticorpi neutralizzanti, ovvero quelli che impediscono al SARS-CoV-2 di penetrare nelle cellule in caso di infezione” ha spiegato la ricercatrice. Come era prevedibile, la doppia dose con Pfizer si è rivelata molto più efficace della doppia dose di AstraZeneca ma, a sorpresa, il regime misto si è rivelato migliore di tutti, soprattutto quanto ad anticorpi neutralizzanti.

L'ottimismo dei ricercatori, per quanto attenuato dagli inviti a prendere questi risultati con le molle, nasce dal fatto che uno studio spagnolo simile – il trial CombivacS, anch'esso preliminare, descritto poche settimane fa sulle pagine di Nature  – aveva raggiunto risultati simili. I ricercatori hanno osservato una potente risposta immune con il regime misto, ma lo studio presentava l'importante limite metodologico di non aver previsto gruppi di controllo con regimi omogenei, cosa che lo studio tedesco ha fatto.

I ricercatori non azzardano ancora ipotesi riguardo ai meccanismi all'origine di questa risposta potente immune, e per ora si limitano a suggerire nuovi studi: “Se altri gruppi giungeranno a conclusioni simili alle nostre, la combinazione di un vaccino a vettore adenovirale e un vaccino a mRNA dovrebbe essere presa seriamente in considerazione. Per le persone con malattie pregresse o con un sistema immunitario indebolito, per esempio per terapie con immunosoppressori, si potrebbe valutare una vaccinazione combinata in occasione della terza vaccinazione” ha concluso Sester.

 

Decisioni da spiegare al pubblico

Come è già successo in passato, se queste incoraggianti indicazioni preliminari verranno confermate, e spingeranno alcuni Paesi europei a modificare le proprie raccomandazioni, una parte del pubblico del continente potrebbe non capire, come hanno segnalato in una lettera a Lancet alcuni ricercatori, diretti da Rebecca Forman della London School of Economics and Political Science di Londra. I ricercatori hanno catalogato ben cinque diverse posizioni assunte dai diversi paesi occidentali riguardo al vaccino Vaxzevria: la prima mette in guardia sui rischi potenziali, ma non pone vincoli all'uso; la seconda lo proibisce del tutto; la terza restringe l'uso alla popolazione più avanti con gli anni, ma con soglie fissate a 50, a 55 o a 60 anni; la quarta consiste nell'incoraggiare i più giovani a ricevere un diverso vaccino (ammesso che siano liberi di farlo); infine la quinta prevede appunto di usare un diverso vaccino in chi ha giù ricevuto una dose di Vaxzevria.

“Le risposte diverse tra loro potrebbero riflettere la tolleranza al rischio, la disponibilità di vaccini alternativi e la valutazione combinata dei rischi associati al vaccino o alla malattia in un dato momento” scrivono Forman e colleghi, secondo i quali anche la decisione più razionale e fondata rischia di danneggiare la fiducia pubblica nei vaccini, se non è accompagnata da una comunicazione trasparente, semplice e coerente: “Le affermazioni sui rischi associati ai vaccini dovrebbero essere contestualizzate e messe in prospettiva, e sottolineate dai rischi associati a Covid-19 e all'uso di farmaci e sostanze comuni, così da mostrare che si tratta di rischi estremamente rari. E dovrebbero ricordare gli studi più aggiornati che confermano che i vaccini autorizzati sono sicuri ed efficaci, e rappresentano la chiave per porre fine alla pandemia”.