Nas Cosenza, 19 misure cautelari a medici e farmacisti per truffa a Ssn
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Milano, 11 nov. (Adnkronos Salute) - False ricette mediche con la prescrizione di costosi farmaci dei quali nessun paziente aveva bisogno, prodotte solo per incassare denaro dal Servizio sanitario nazionale. E' per l'ipotesi di associazione a delinquere finalizzata a truffa aggravata ai danni del Ssn che i carabinieri del Nas di Cosenza e del gruppo Tutela salute di Napoli, con l'ausilio dei carabinieri dei comandi provinciali di Cosenza e Crotone, hanno dato esecuzione questa mattina a 19 misure cautelari nei confronti di medici e farmacisti, emesse dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Castrovillari (Cosenza) su richiesta della Procura locale, nell'ambito di un'indagine svolta dal Nas di Cosenza e coordinata dalla Procura di Castrovillari. Sono inoltre in corso numerose perquisizioni presso abitazioni, ambulatori medici e farmacie nelle province di Cosenza e Crotone, con il sequestro preventivo di beni, informano i Nas cosentini.
Il provvedimento - comunicano in una nota - prevede l'applicazione di tre misure coercitive di custodia cautelare in carcere disposte nei confronti di due informatori farmaceutici e di un medico di medicina generale, e di una misura di arresti domiciliari nei confronti della moglie di quest'ultimo, mentre per gli altri 15 indagati, tra i quali alcuni farmacisti della fascia ionica cosentina, è stata applicata la misura interdittiva del divieto di esercizio della professione di titolare, gestore, collaboratore di farmacia.
Le indagini, condotte dal Nas di Cosenza attraverso intercettazioni ambientali, telefoniche e telematiche, nonché servizi di controllo e pedinamento, hanno permesso appunto di ipotizzare l'esistenza di "un'associazione per delinquere finalizzata a truffa aggravata ai danni del Ssn, compiuta mediante la redazione di false ricette mediche relative a costose specialità medicinali, non collegate ad alcuna necessità terapeutica di ignari pazienti - precisano i carabinieri - a cui sarebbero state prescritte al solo scopo di percepire il relativo profitto grazie al totale rimborso delle spese da parte del servizio sanitario".
Secondo quanto ricostruito, spiegano i Nas di Cosenza, "l'informatore farmaceutico avrebbe indicato al medico di famiglia l'elenco dettagliato dei farmaci da prescrivere, secondo esigenze di profitto aziendale. Il medico, con l'aiuto della moglie, avrebbe provveduto a redigere le prescrizioni di farmaci concordate con l'informatore, attribuendole a suoi pazienti ignari, e le recapitava ai titolari delle farmacie compiacenti, che provvedevano a rifornirsi dei farmaci. Una volta ricevuti i prodotti, i farmacisti o i loro collaboratori avrebbero rimosso i bollini identificativi (le cosiddette fustelle) dalle scatole dei medicinali e li avrebbero applicati sulle false prescrizioni. Queste ultime, una volta completate delle fustelle delle scatole dei singoli prodotti, costituiscono il titolo con cui ogni farmacista richiede e ottiene il rimborso del prezzo del farmaco prescritto dal Ssn".
Sempre secondo l'ipotesi accusatoria, "il farmacista avrebbe avuto anche il vantaggio di incassare dal Ssn il prezzo pieno dei farmaci, anche costosi, quando in realtà li acquistava dall'azienda con sconti superiori del 45%". Le indagini hanno permesso di ipotizzare "un danno al Ssn pari ad almeno un milione di euro, circostanza che ha determinato il sequestro preventivo dei beni degli indagati in via equivalente".
L'ultima parte dell'attività illecita ipotizzata riguarda "le singole modalità di smaltimento delle centinaia di confezioni di farmaci che, ormai privi della fustella, non erano più regolarmente commercializzabili. Si ha ragione di ritenere - illustra la nota - che quando si trattava di polveri, liquidi o compresse di piccole dimensioni, i titolari delle farmacie si sarebbero disfatti dei medicinali gettandoli in scarpate o nei wc delle farmacie. Nella maggior parte dei casi, invece, sarebbe stato il medico prescrittore, in prima persona o per il tramite dell'informatore farmaceutico, a gettarli tra i rifiuti indifferenziati".
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