Narcolessia e ipocretine, la strada è quella giusta

  • Elena Riboldi
  • Uniflash
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Da quando si è scoperto che gli individui che soffrono di narcolessia di tipo 1 hanno un deficit di orexine (o ipocretine), peptidi che regolano sonno e veglia, si studia come stimolare i recettori delle orexine (OX1R e OX2R) per trattare questa patologia gravemente invalidante. 

Uno studio di fase 2 in cui è stato testato il TAK-994, un agonista selettivo di OX2R, prova che la strategia terapeutica è corretta. Sfortunatamente durante il trial, i cui risultati sono appena stati pubblicati sul New England Journal of Medicine, sono emersi problemi di epatotossicità che ne hanno portato all’interruzione. L’efficacia dimostrata dal farmaco sperimentale però è talmente elevata da far pensare che lo sviluppo degli agonisti delle orexine possa portare ottimi frutti.

 

La narcolessia di tipo 1

Lo studio ha arruolato 73 pazienti con narcolessia di tipo 1. La narcolessia di tipo 1 è caratterizzata da sonnolenza diurna severa con addormentamenti improvvisi (sonno REM), allucinazioni e paralisi del sonno nella fase di addormentamento o risveglio, sonno notturno alterato e cataplessia (una perdita improvvisa del tono muscolare, provocata da emozioni, che dura al massimo qualche minuto). Quest'ultima è invece assente nella narcolessia di tipo 2.

I partecipanti sono stati randomizzati per ricevere TAK-994 (30 mg, 90 mg, 180 mg per os due volte al giorno) o placebo per 8 settimane. La misura di efficacia scelta come endpoint primario era il tempo di latenza del sonno nel Maintenance of Wakefulness Test (MWT), un test in cui si misura la capacità di rimanere svegli durante il giorno in condizioni soporifere (una persona normale resiste almeno 20 minuti). Gli endpoint secondari includevano la sonnolenza diurna (Epworth Sleepiness Scale; range 0-24; normalità <10) e gli episodi di cataplessia.

 

Efficace su veglia e cataplessia

Il trial è stato terminato precocemente per tossicità epatica; per questo motivo i dati relativi all’endpoint primario erano disponibili per soli 41 pazienti (56%). Alla settimana 8 il tempo di latenza del sonno, che in partenza era di circa 6 minuti, era aumentato di 23,9 minuti nel gruppo 30-mg, 27,4 minuti nel gruppo 90-mg, 32,6 minuti nel gruppo 180-mg e diminuito di 2,5 minuti nel gruppo placebo. Anche il punteggio ESS con il farmaco sperimentale raggiungeva valori considerati nel range di normalità. L’incidenza della cataplessia era 0,27 eventi/settimana nel gruppo 30-mg, 1,14 nel gruppo 90-mg, 0,88 nel gruppo 180-mg e 5,83 nel gruppo placebo.

Dei 56 pazienti che avevano ricevuto almeno una dose di TAK-994, 44 (79%) hanno avuto eventi avversi, più comunemente urgenza o aumento della frequenza urinaria. In 5 pazienti i livelli degli enzimi epatici sono aumentati in modo clinicamente rilevante e in 3 pazienti è stato osservato un danno epatico indotto da farmaci.

 

Due passi avanti e uno indietro

“Gli esiti descritti in questo report potrebbero sembrare come un passo indietro, per via della decisione di interrompere il trial – hanno commentato in un editoriale Nathaniel S. Marshall e Ronald R. Grunstein del Centro per la Ricerca integrata e la Comprensione del Sonno del Woolcock Institute for Medical Research di Sidney (Australia) – Tuttavia, l’efficacia impressionante è un deciso passo avanti nel trattamento dei pazienti con narcolessia di tipo 1”.

I pazienti che hanno ricevuto TAK-994 sono stati in grado di rimanere svegli nelle condizioni sperimentali per un tempo considerato normale per le persone sane. “Il farmaco è apparso più efficace di altri agenti che promuovono la veglia, come solriamfetol, e molte volte più efficace di modanafil o pitolisant, per quanto non si possa fare un confronto diretto”, scrivono Marshall e Grunstein, pur sottolineando come l’analisi sia stata condotta su dati incompleti, una potenziale fonte di bias che potrebbe portare a una leggera sovrastima dell’effetto.

Gli autori dello studio, sponsorizzato da Takeda Development Center Americas, riferiscono che TAK-994 è uscito dalla pipeline, ma che ci sono già due studi in corso su un altro agonista di OX2R (TAK-861) per il trattamento della narcolessia.