Meglio meno cibo del digiuno intermittente

  • Elena Riboldi
  • Notizie dalla letteratura
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Messaggi chiave

  • Uno studio prospettico della Johns Hopkins University ha mostrato che a influire sull’andamento del peso corporeo è la frequenza dei pasti e non la loro tempistica.
  • Quando i pazienti chiedono come prevenire l’aumento di peso bisognerebbe consigliare di ridurre la frequenza dei pasti, in particolare di quelli abbondanti, perché questa abitudine è più vantaggiosa rispetto a quella di limitare la finestra temporale in cui ci si alimenta.

 

Perché è importante

  • L’eccesso di peso corporeo e l’obesità sono sempre più comuni nelle popolazioni dei paesi occidentali.
  • Alcuni studi hanno suggerito che modulare le tempistiche dell’assunzione di cibo, per esempio attraverso il digiuno intermittente o il time-restricted feeding (alimentazione in tempi ristretti, in cui si concentrano i pasti in una precisa finestra temporale della giornata), possa aiutare a controllare il peso.
  • Gli studi disponibili, spesso di durata limitata e condotti su popolazioni selezionate (es. soggetti con diabete od obesità), non hanno chiarito in modo definitivo i benefici a lungo termine di questo tipo di regime alimentare, peraltro potenzialmente difficile da mantenere per anni.

 

Come è stato condotto lo studio

  • Sono stati arruolati 547 adulti a cui è stato chiesto di utilizzare una app appositamente realizzata per registrare a che ora mangiavano, la grandezza di ogni pasto (piccolo [<500 calorie]), medio [500-1000 calorie] o abbondante [>1000 calorie]), a che ora andavano a dormire e si alzavano nelle 24 ore; la app andava utilizzata il più possibile nelle prime 4 settimane e poi almeno una volta al mese per 6 mesi.
  • Dalle cartelle elettroniche dei partecipanti sono stati ricavati i dati antropometrici e le informazioni sulle comorbilità e il peso registrato durante le visite mediche prima e dopo l’arruolamento.
  • Usando la regressione lineare sono state tracciate le traiettorie dell’andamento del peso corporeo.

 

Risultati principali

  • L’intervallo temporale tra il primo e l’ultimo pasto della giornata, quello tra il risveglio e il primo pasto o tra l’ultimo pasto e l’addormentamento non erano associati ai cambiamenti di peso.
  • Il numero di pasti medi e abbondanti giornalieri mostrava un’associazione positiva con la variazione di peso nell’arco di 6 anni.
  • Il numero dei pasti poco calorici mostrava invece un’associazione negativa.