Medici di base, preziosa figura (ancora da definire) in oncologia

  • Cristina Ferrario — Agenzia Zoe
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  • Il coinvolgimento secondo un piano strutturato dei medici di medicina generale nel follow up dei pazienti dopo diagnosi di cancro è ben accolto dai pazienti.
  • Grazie al progetto sono aumentati leggermente i contatti con i medici di base, ma non è migliorata la soddisfazione dei pazienti, che hanno anche fatto maggior ricorso ai servizi di pronto soccorso.
  • Studi futuri dovrebbero concentrarsi sul definire strategie efficaci di implementazione di questi interventi.

 

I pazienti che ricevono diagnosi di cancro sono ben lieti di vedere i propri medici di base coinvolti nel loro percorso di cura, ma mettere in campo programmi strutturati che siano davvero efficaci non è semplice. “I pazienti che superano la malattia oncologica sono sempre più numerosi e seguirli in modo corretto solo attraverso il lavoro degli specialisti diventa sempre più difficile” scrivono sulla rivista BMC Primary Care i ricercatori olandesi guidati da Ietje A.A. Perfors, dell’Università di Utrecht (Paesi Bassi). “I medici di medicina generale potrebbero rappresentare una preziosa risorsa in questo senso” aggiungono, ricordando la necessità di fornire ai pazienti oncologici un supporto sempre più personalizzato e integrato.

Proprio a questo obiettivo ha puntato lo studio multicentrico, randomizzato e controllato GRIP, che ha coinvolto 154 pazienti arruolati in 4 ospedali olandesi e suddivisi in rapporto 1:1 a un gruppo di controllo o al protocollo GRIP. “I pazienti avevano ricevuto diagnosi di tumore mammario, del polmone, colorettale, ginecologico o di melanoma ed erano stati trattati con intento curativo” spiegano Perfors e colleghi che poi descrivono in dettaglio il protocollo di intervento.

Sintetizzando, GRIP prevede il coinvolgimento strutturato dei medici di medicina generale nel follow up del paziente dopo la diagnosi (attraverso tempo per consulti dedicati) e anche la presenza di un infermiere oncologico per le cure a domicilio.

Gli esiti primari dello studio erano la valutazione della soddisfazione del paziente rispetto alle cure ricevute (questionario EORTC‐INPATSAT‐32) e l’utilizzo dei sistemi sanitari.

A conti fatti le analisi hanno mostrato una elevata soddisfazione generale dei pazienti per quanto riguarda le cure (80% in entrambi i gruppi), con l’81% dei pazienti entrati in contatto con il medico di base e il 68% con l’infermiere. Va però evidenziato che a 3 mesi dal termine del trattamento, la soddisfazione nei confronti del medico di base era significativamente più bassa nel gruppo intervento sulle scale relative a qualità delle cure (-14,2), disponibilità (-15,9) e informazioni ricevute (-15,2).

Le visite preso il medico di base e i dipartimenti di pronto soccorso sono invece risultate più frequenti nel gruppo intervento (RR 1,3 e 1,70, rispettivamente).

“Le ragioni alla base di questi risultati possono essere molteplici” spiegano gli autori. “Per esempio, l’insoddisfazione dei pazienti potrebbe essere spiegata dalle elevate aspettative (poi disattese) riversate dai pazienti del gruppo intervento sul medico di base” sostengono, sottolineando che un altro problema nell’interpretazione dei risultati è legato al fatto che il programma GRIP non è stato implementato come previsto dal protocollo originale.

Secondo quanto concludono i ricercatori, la collaborazione tra pazienti e professionisti sanitari potrebbe essere utile per modificare in meglio questi programmi di coinvolgimento della medicina di base in oncologia.