Malattie respiratorie: più ricoveri in inverno, più morti in estate
- Elena Riboldi
- Uniflash
Che i ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie siano più numerosi in inverno non sorprende nessuno. Che la mortalità tra questi pazienti sia più elevata nella stagione calda può invece lasciare perplessi. Eppure, questo è quanto emerge da uno studio spagnolo appena pubblicato sulla rivista Lancet Regional Health – Europe. In base ai risultati della ricerca, il picco di mortalità osservato in luglio e agosto è in gran parte determinato dalle alte temperature esterne. La consapevolezza che le nostre estati sono sempre più roventi invita a prendere provvedimenti per contrastare questo fenomeno.
La fluttuazione stagionale della mortalità ospedaliera
Gli autori dello studio hanno raccolto i dati relativi ai ricoveri giornalieri per malattie respiratorie, al clima (temperatura e umidità relativa) e alla concentrazione di inquinanti nell’aria (es. PM2,5) nelle province di Madrid e Barcellona nel periodo 2006-2019. In queste due province abitano circa 12 milioni di persone, il 26% della popolazione spagnola. Utilizzando un modello statistico è stata studiata l’associazione tra ricoveri seguiti dal decesso del paziente e temperatura ambientale. L’analisi è stata stratificata per età, sesso e causa dell’ospedalizzazione.
In totale vi sono stati 1.710.012 ricoveri e 103.845 esiti mortali. L’età media dei pazienti ricoverati (44,2% donne) era 60,4 ± 31,0 anni, mentre quella dei pazienti deceduti (45,1% donne) era 81,4 ± 12,3 anni. È emersa una fluttuazione stagionale nei ricoveri e nella mortalità ospedaliera per malattie respiratorie. Nell’analisi in cui sono state messe in relazione le temperature della singola giornata e la mortalità, l’unico fattore che aveva un effetto era l’alta temperatura ambientale; da notare che non è stato osservato lo stesso per la bassa temperatura. Le elevate temperature estive (giugno-settembre) erano responsabili del 16,2% dei decessi ospedalieri per malattie respiratorie registrati a Madrid e del 22,3% di quelli registrati a Barcellona. La mortalità era più alta tra le donne che tra gli uomini. Il caldo aumentava i decessi dei pazienti ricoverati per bronchite e bronchiolite acuta, polmonite e insufficienza respiratoria.
Lo scenario futuro
“Il nostro studio mostra per la prima volta che c’è una forte fluttuazione stagionale nella mortalità per malattie respiratorie tra i pazienti ricoverati in ospedale e dimostra che la temperatura è un importante motore di questo fenomeno – scrivono gli autori dello studio, aggiungendo che – Questi risultati hanno implicazioni importanti per le politiche di adattamento al cambiamento climatico e per le stime dell’impatto del cambiamento climatico sulla salute umana”.
Gli autori sottolineano che l’impatto del caldo era immediato, nei primi 3 giorni, il che suggerisce che gli esiti infausti sono legati più all’aggravarsi di malattie respiratorie croniche e infettive, che alla diffusione di nuove infezioni causate dall’affollamento al chiuso per evitare il caldo, infezioni che si manifesterebbero solo dopo diversi giorni. Le osservazioni non supportano neppure l’ipotesi che a influire sulla mortalità sia stato un peggioramento della qualità delle cure mediche conseguente alla riorganizzazione dei servizi sanitari per le ferie estive del personale sanitario.
La prima risposta al problema descritto da Achebak e colleghi deve essere la consapevolezza che il problema esiste. “Se nelle strutture ospedaliere non vengono prese misure efficaci, il riscaldamento globale potrebbe aggravare il carico della mortalità ospedaliera in conseguenza a malattie respiratorie durante la stagione calda”. Dal punto di vista pratico, applicare misure preventive come un monitoraggio più stretto quando le condizioni ambientali sono sfavorevoli potrebbe aiutare a ridurre i decessi tra i pazienti ricoverati per patologie respiratorie.
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