Long Covid nei bambini, arriva la definizione ufficiale
- Elena Riboldi — Agenzia Zoe
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- Un gruppo di 120 esperti, utilizzando il metodo Delphi, ha raggiunto un consenso sulla definizione della condizione post-COVID-19 (Long COVID) nei bambini e nei giovani.
- Utilizzare una definizione condivisa permetterà di confrontare correttamente gli studi che descrivono prevalenza, evoluzione ed esiti del Long COVID in questa popolazione.
“La condizione post-COVID-19 si presenta nei giovani con una storia di infezione da SARS-Cov-2 confermata, con almeno un sintomo fisico che persiste per un minimo di 12 settimane dopo il test iniziale che non può essere spiegata da una diagnosi alternativa. I sintomi hanno un impatto sul funzionamento nella vita quotidiana, possono proseguire o svilupparsi dopo il COVID-19 e possono fluttuare o ripresentarsi nel tempo”. È questa la prima definizione del Long COVID nei bambini e nei giovani. Per giungere a una definizione condivisa sono stati coinvolti 120 esperti che hanno usato il metodo Delphi, come descritto nell’articolo pubblicato sulla rivista Archives of Disease in Childhood.
“Non è ancora chiaro se il Long COVID rappresenti una o più condizioni differenti e quindi è stato difficile ricavare una definizione universalmente accettata per questa condizione – scrivono gli autori dello studio, ideato e coordinato da Terence Stephenson e Roz Shafran dell’University College di Londra – Le definizioni variano per numero e tipo di sintomi inclusi e anche per la durata dei sintomi. La ricerca sulla prevalenza e l’impatto del Long COVID è stata di conseguenza ostacolata, ritardando così l’implementazione di politiche e servizi che potrebbero aiutare i bambini e i giovani interessati”.
Gli esperti sono stati identificati e invitati a partecipare allo studio sulla base delle loro pubblicazioni o dell’appartenenza a organizzazioni cliniche, collegi professionali e gruppi di supporto pertinenti. I 120 partecipanti erano suddivisi in tre panel a seconda della loro area di esperienza: erogazione di servizi, ricerca (eventualmente in combinazione con l’erogazione dei servizi) ed esperienza vissuta. È stato usato un processo Delphi in tre fasi, gestito online, seguito da un meeting virtuale di consenso. Per essere incorporata nella definizione ogni affermazione doveva essere stata giudicata importante da almeno il 70% dei partecipanti al meeting.
La definizione a cui si è giunti è in linea con quella data dall’OMS per i casi di Long COVID negli adulti “Persone con una storia di infezione da SARS-Cov-2 probabile o confermata, in genere 3 mesi dopo l’insorgenza del COVID-19 con sintomi che durano almeno due mesi e non possono essere spiegati da diagnosi alternative”. Definizione di caso e definizione ai fini di ricerca non sono però esattamente la stessa cosa. “È comprensibile che i gruppi di pazienti con Long COVID siano preoccupati riguardo a una definizione che potrebbe limitare l’accesso a servizi essenziali – sottolineano gli autori dell’articolo – A nostro avviso la decisione sul fatto che un bambino o una persona giovane possa vedere un operatore sanitario, avere accesso a qualunque supporto necessario o essere valutato o trattato per Long COVID dovrebbe essere una decisione condivisa che coinvolge il giovane, i familiari e i medici”.
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