Logopedisti, 'cruciali dopo ricoveri in area critica ma sottoutilizzati'
- Univadis
- Adnkronos Sanità
Milano, 6 mar. (Adnkronos Salute) - Non solo balbuzie e dislessia: la logopedia può rivelarsi decisiva anche dopo un ricovero ospedaliero in area critica, dalla Terapia sub-intensiva a quella intensiva o intensiva neonatale, dalla Stroke Unit all'Unità spinale. In tutta Italia, però, sono appena 60 i logopedisti impegnati in area critica, spesso per consulenze in caso di necessità e non come parte integrante del team. Aumentare il coinvolgimento di questi professionisti è fondamentale in tutti i contesti di criticità, sottolinea la Federazione logopedisti italiani (Fli) in occasione della Giornata europea della logopedia che si celebra oggi. Un appuntamento dedicato quest'anno proprio al ruolo dei logopedisti in area critica. Per una settimana, da oggi al 10 marzo, la Fli mette a disposizione dei cittadini una 'open line' (telefono 345.2754760, ore 10-12, email info@fli.it) per rispondere a domande e dubbi. Informazioni sono disponibili online sul sito www.fli.it e sui social della Federazione.
Dopo un ricovero in Terapia intensiva - spiegano gli esperti in una nota - il 62% dei pazienti ha difficoltà a deglutire (disfagia) e non riesce a mangiare né a parlare come prima, mentre in tutti i pazienti si manifestano difficoltà di comunicazione connesse all'intubazione e alla sedazione o alle malattie di cui si soffre. Nelle Stroke Unit il 30% dei pazienti colpiti da ictus manifesta problemi di linguaggio importanti come l'afasia, mentre nelle Terapie intensive neonatali sono in aumento costante i ricoveri dei bambini che richiedono una valutazione e un monitoraggio della possibilità di nutrirsi per bocca.
"In area critica, ovvero in Terapia intensiva, Terapia intensiva neonatale, Unità spinale, Terapia sub-intensiva e Stroke Unit, l'intervento del logopedista è molto importante per la valutazione, la gestione e la riabilitazione di disturbi acquisiti della deglutizione, del linguaggio e della comunicazione - afferma Tiziana Rossetto, professoressa di Logopedia e presidente Fli - Durante la pandemia, con l'incremento del numero dei pazienti ricoverati in Terapia intensiva, sono state raccolte molte evidenze dell'efficacia dell’intervento dei logopedisti, ma soprattutto è emersa l'importanza di creare un percorso strutturato per i pazienti di area critica, per esempio per migliorare la comunicazione, ridurre il disorientamento spazio/temporale, monitorare il rischio di aspirazione e polmonite ab ingestis. Il logopedista, una figura chiave anche nei reparti per acuti, dovrebbe perciò far parte dell'équipe di Terapia intensiva", precisa la docente.
"La disfagia si associa a tempi più lunghi prima di tornare ad alimentarsi per via orale, con un aumento del rischio di malnutrizione e disidratazione - avverte Raffaella Citro, logopedista delegata della Fli per la European Speech and Language Therapy Association (Esla) e coordinatrice della Giornata europea 2023 - Aumentano anche la durata del ricovero e il rischio di polmoniti, di reintubazione e di mortalità, soprattutto nei pazienti più anziani. L'intervento del logopedista può scongiurare queste evenienze e si è rivelato di grande aiuto anche nelle Terapie intensive neonatali, dove sono in aumento i bambini clinicamente complessi, oggi pari a 15-19 su 100mila: anche in questo caso la valutazione del logopedista aiuta a capire se e quando il piccolo possa deglutire e alimentarsi da solo oppure se abbia necessità di una nutrizione enterale".
"Il logopedista è poi di grande aiuto anche nei pazienti con difficoltà di comunicazione e linguaggio - aggiunge Cristina Reverberi, logopedista di area critica e vicepresidente Albo nazionale logopedisti - Può accadere nelle Terapie intensive, perché a causa della sedazione o delle patologie associate spesso i pazienti sono disorientati, confabulanti, hanno episodi di agitazione psicomotoria, o anche in Unità spinali o Stroke Unit dove sono ricoverate persone con danni neurologici che possono avere intaccato le capacità di comunicazione, verbale e non verbale. Il logopedista, come professionista abilitato all'abilitazione e riabilitazione della comunicazione e del linguaggio verbale e non verbale, può perciò fare la differenza per questi pazienti, aiutandoli a recuperare una modalità di interazione con gli altri".
"Il grande numero di pazienti ricoverati in Terapia intensiva a causa di Covid-19 - conclude Rossetto - ha fatto emergere con chiarezza l'efficacia della figura del logopedista in area critica e la necessità di elaborare un percorso per individuare i pazienti a rischio di disfagia, così da intervenire tempestivamente in modo da scongiurarla assieme alle sue conseguenze. Per riuscirci, tuttavia, è essenziale aumentare la consapevolezza dell'importanza dell’intervento di logopedia in area critica e incrementare il numero dei professionisti coinvolti".
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