Livorno, falsi certificati medici per marittimi, 5 misure cautelari

  • Univadis
  • Attualità mediche
L'accesso ai contenuti di questo sito è riservato agli operatori del settore sanitario italiano L'accesso ai contenuti di questo sito è riservato agli operatori del settore sanitario italiano

Livorno, 17 apr. (Adnkronos Salute) - Corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, truffa, aggravata ai danni di enti pubblici, falsità in atti e false attestazioni o certificazioni: sono queste le accuse contestate dalla Procura di Livorno ad alcuni tra medici e infermieri impiegati presso la sede livornese del Servizio assistenza sanitaria naviganti (Sasn), organo sanitario dell'Ufficio di assistenza sanitaria al personale navigante, marittimo e di frontiera (Usmaf). Nei loro confronti la polizia di Stato di Livorno ha eseguito cinque misure cautelari e ha indagato numerose persone tra medici e infermieri per corruzione.

In particolare, con riferimento ai reati di corruzione, un infermiere è gravemente indiziato di una serie di episodi corruttivi: secondo la tesi accusatoria, avrebbe ricevuto da marittimi, somme di denaro, ogni volta comprese tra i 50 e i 100 euro, o altre utilità, per compiere atti contrari ai doveri d'ufficio ovvero false certificazioni mediche che non poteva rilasciare in quanto infermiere, utilizzando le credenziali di medici del Sasn e falsificandone altresì la firma. Solo da novembre 2022 a gennaio 2023 sono contestati 27 episodi. Anche un medico è gravemente indiziato di alcuni episodi corruttivi: sempre secondo la tesi accusatoria avrebbe ricevuto, in qualità di pubblico ufficiale, per rilasciare certificazioni mediche per malattie non accertate una somma di denaro ed altre utilità. Da dicembre 2022 a gennaio 2023 sono contestati 5 episodi da parte di 3 marittimi.

Con riferimento ai reati di falsità in atti poi, l'infermiere accusato di corruzione e due medici, sono indagati per avere, in concorso tra loro, a favore di diversi marittimi, falsificato numerosi certificati di malattia. In particolare, i due medici, in qualità di pubblici ufficiali, avrebbero formato certificati di malattia falsi in quanto attestanti visite mediche in realtà non effettuate e attestato, conseguentemente, malattie non verificate; mentre l'infermiere avrebbe redatto materialmente le certificazioni. Con tali condotte, secondo la contestazione preliminare, sarebbe stato anche commesso il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato.

Il reato di truffa è ipotizzato anche con riferimento a vari episodi di cosiddetto assenteismo, riguardanti alcuni medici e infermieri. In particolare gli indagati avrebbero fatto ricorso a vari artifici consistenti nell'inserire manualmente, nel portale di rilevamento della presenza, un orario di entrata e di uscita diverso da quello effettivo; nel consegnare il proprio badge a colleghi per far risultare falsamente in servizio soggetti che invece erano assenti; nello scambiarsi reciprocamente i propri badge personali, cosicché avrebbe registrato in ingresso o in uscita non solo il proprio badge ma anche quello di altri colleghi. Per tali condotte viene anche prospettata la violazione dell'art. 55 quinquies D. Lgs. 165/2001 (Testo Unico sul Pubblico Impiego).

Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Livorno, ritenendo sussistenti gravi indizi dei reati contestati e per i quali il pubblico ministero aveva richiesto l'applicazione di misure cautelari, nonché il pericolo di reiterazione dei reati, ha emesso, l'ordinanza cautelare con cui ha disposto nei confronti di un infermiere, le cui condotte sono state ritenute dal Gip espressione di una "prassi illecita ormai consolidata", la misura degli arresti domiciliari, della sospensione dal pubblico ufficio e del divieto di esercitare l’attività professionale di infermiere, per la durata di 12 mesi. Inoltre, il Gip ha disposto la misura coercitiva dell'obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria per altri infermieri.

Tale misura è stata applicata anche per i medici indagati; per essi il Gip ha pure disposto la sospensione dal pubblico ufficio e il divieto di esercitare l'attività professionale di medico per la durata di 6 mesi.