L’inibitore dell’EGFR erlotinib sembra promettente per la prevenzione del cancro nella poliposi adenomatosa familiare
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L’uso dell’inibitore del recettore del fattore di crescita dell’epidermide erlotinib determina una riduzione di circa il 30% del carico di polipi duodenali dopo 6 mesi di trattamento una volta alla settimana nei pazienti affetti da poliposi adenomatosa familiare (familial adenomatous polyposis, FAP), secondo i risultati di una sperimentazione di fase 2.
“Se i dati esistenti verranno confermati ed ampliati con la ricerca futura, questa strategia potrebbe potenzialmente avere un impatto considerevole sulla pratica clinica diminuendo, ritardando o incrementando gli interventi endoscopici e chirurgici come pilastro per la prevenzione del tumore duodenale in questa popolazione di pazienti ad alto rischio”, affermano i ricercatori.
La FAP è una rara condizione genetica che aumenta notevolmente il rischio di sviluppare polipi e tumori colorettali.
“La via biologica che porta allo sviluppo di polipi e tumore del colon nei pazienti affetti da FAP è identica a quella dei pazienti della popolazione generale”, afferma in un comunicato stampa lo sperimentatore dello studio, il Dott. Niloy Jewel Samadder, della Mayo Clinic, Rochester, Minnesota.
“La nostra sperimentazione ha valutato le opportunità di utilizzare agenti chemiopreventivi nei pazienti con FAP allo scopo di inibire lo sviluppo di polipi precancerosi nell’intestino tenue e nel colon-retto”, aggiunge.
In uno studio precedente i ricercatori avevano scoperto che la combinazione inibitore della COX-2 sulindac (150 mg due volte al giorno) ed erlotinib (75 mg al giorno) riduce il carico di polipi duodenali. La strategia con doppio farmaco è tuttavia risultata associata a un tasso relativamente elevato di eventi avversi (adverse event, AE), che potrebbero limitare l’uso della combinazione per la chemioprevenzione.
Questo studio di fase 2 ha valutato se il profilo degli AE di erlotinib potesse migliorare con uno schema posologico una volta alla settimana pur riducendo comunque il carico di polipi.
Nello studio multicentrico, a braccio singolo, 46 adulti con FAP (età media di 44,1 anni; 47,8% donne) si sono autosomministrati 350 mg di erlotinib per via orale una volta alla settimana per 6 mesi. Tutti i partecipanti, tranne 4, hanno completato lo studio di 6 mesi.
Dopo 6 mesi di trattamento settimanale con erlotinib il carico di polipi duodenali è risultato significativamente ridotto, con una riduzione percentuale media del 29,6% (P<0,0001).
Il beneficio è stato osservato nei pazienti con un carico di polipi duodenali pari a 2 o a 3 secondo la classificazione di Spigelman.
“Sebbene solo il 12% dei pazienti abbia ottenuto una diminuzione associata alla terapia dello stadio di Spigelman da 3 a 2, la maggior parte dei pazienti (86%) presentava malattia stabile durante il trattamento”, riferisce il team dello studio.
Anche il numero di polipi gastrointestinali (un esito secondario) è diminuito dopo 6 mesi di trattamento con erlotinib (riduzione mediana del 30,8%; P=0,0256).
Benché erlotinib una volta alla settimana sia stato “generalmente” ben tollerato, sono stati segnalati AE di grado 2 o 3 nel 72% dei pazienti; 2 pazienti hanno sviluppato tossicità di grado 3. Il tasso di AE è tuttavia risultato significativamente superiore al tasso previsto dall’ipotesi nulla, pari al 50%, afferma il team dello studio.
Quattro pazienti si sono ritirati dallo studio a causa di AE farmaco-indotti, tra cui eruzione cutanea acneiforme di grado 3, infezioni di grado 2 (malattia mano-piede-bocca), affaticamento di grado 1 ed eruzione cutanea acneiforme di grado 1. Non sono stati riportati AE di grado 4.
L’AE più comune è stata un’eruzione cutanea simil-acneiforme indotta da erlotinib, osservata nel 56,5% dei pazienti dello studio. L’eruzione cutanea è stata gestita con cortisone per via topica e/o clindamicina. Altri AE indotti da erlotinib hanno incluso mucosite orale (6,5%), diarrea (50%) e nausea (26,1%).
Riassumendo, Samadder e colleghi osservano che la FAP “prelude a una predisposizione ereditaria, sistemica al cancro; l’obiettivo ultimo dell’intervento preventivo contro il cancro è interrompere lo sviluppo di neoplasia, la necessità di trattamento chirurgico e, in ultima analisi, la morte per cancro con un profilo di AE accettabile”.
I risultati di questa sperimentazione di fase 2 suggeriscono di studiare ulteriormente erlotinib come “agente preventivo contro il cancro efficace e accettabile nella poliposi gastrointestinale associata a FAP”, concludono.
Questo articolo è apparso per la prima volta su Medscape.com.
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