L’immunoterapia neoadiuvante ha un ruolo importante nel tumore della vescica

  • Daniela Ovadia — Agenzia Zoe
  • Attualità mediche
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di Cristina Ferrario

 

La monoterapia con pembrolizumab rappresenta un’opzione di trattamento efficace e sicura prima della cistectomia radicale in pazienti con tumore muscolo-invasivo della vescica (MIBC). Lo scrivono sulla rivista Clinical Cancer Research i ricercatori guidati da Giuseppe Basile, del Dipartimento di Urologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, che hanno riportato i risultati di sopravvivenza a tre anni dello studio PURE-01.

“Dopo anni di assenza totale di nuove opzioni terapeutiche, sono stati recentemente approvati nuovi trattamenti e lo scenario di ricerca attorno a questa neoplasia è molto attivo” esordiscono gli autori, ricordando che lo studio PURE-01 è stato pioniere nella terapia neoadiuvante con inibitori del check point immunitario (ICI) prima della cistectomia radicale (CR).

In particolare, la popolazione intention-to-treat (ITT) dello studio ha incluso 155 pazienti con MIBC, indipendentemente dalla loro eleggibilità a una chemioterapia con platino, trattati con pembrolizumab in monoterapia prima dell’intervento di cistectomia radicale.

Tra gli esiti valutati rientrano la sopravvivenza libera da eventi (EFS), ma anche la sopravvivenza libera da ricorrenza (RFS) post-chirurgia e la sopravvivenza generale (OS).

E a conti fatti, i risultati di sopravvivenza a tre anni supportano l’uso di pembrolizumab nel contesto neoadiuvante in questa popolazione di pazienti, con tassi di EFS e OS pari, rispettivamente, a 74,4% e 83,8% a un follow-up mediano di 36 mesi.

“Per portare questa terapia a standard di cura è fondamentale effettuare una selezione di biomarcatori” affermano Basile e colleghi che hanno identificato l’espressione di PD-L1 come un primo marcatore. Tra gli altri putativi marcatori, il tumor mutational burden (TMB) sembra aver un ruolo importante, con un livello elevato associato a maggiori benefici della terapia.

Gli autori sottolineano alcuni messaggi chiave che emergono dallo studio. “Possiamo trattare una proporzione importante di pazienti con una terapia breve e ben tollerata, senza precludere la possibilità di una successiva chemioterapia” scrivono. “Inoltre, nel nostro studio i pazienti sono stati arruolati senza tener conto della loro eleggibilità alla chemioterapia con platino. La selezione dei pazienti per la terapia neoadiuvante sulla base della loro eleggibilità alla chemioterapia deve essere probabilmente rivalutata” concludono, ricordando che l’espressione di PD-L1 è il più forte predittore di una risposta sostenuta dopo la cistectomia radicale.