Le statine aumentano il rischio di malformazioni fetali?
- Elena Riboldi — Agenzia Zoe
- Notizie dalla letteratura
Messaggi chiave
- L’esposizione in utero alle statine non aumenta il rischio di anomalie congenite.
- L’uso di statine in gravidanza si associa a un aumentato rischio di parto pretermine e basso peso alla nascita.
- In base alle evidenze le statine potrebbero essere usate durante la gravidanza nelle donne che le assumevano già da tempo in precedenza.
Le conclusioni di uno studio appena pubblicato sulla rivista JAMA Network Open riguardo all’uso di statine in gravidanza sono rassicuranti. L’analisi di quasi un milione e mezzo di gravidanze induce infatti ad escludere il temuto effetto teratogeno che ha portato a considerare questi farmaci assolutamente controindicati nelle donne gravide. L’esposizione alle statine ha comunque degli effetti biologici in quanto si associa a un aumentato rischio di parto pretermine e un basso peso alla nascita, eventualità da tenere in considerazione quando la terapia ipolipemizzante è prescritta intorno al periodo del concepimento. Nelle donne ad alto rischio cardiovascolare che già assumono le statine da tempo, il rapporto rischio-beneficio potrebbe invece favorire la prosecuzione della terapia.
Lo studio retrospettivo si basa sui dati contenuti nel Taiwan National Health Insurance Research Database (NHIRD) che include la quasi totalità della popolazione di Taiwan, composta da 23,7 milioni di persone. La coorte analizzata include 1.443.657 donne alla loro prima gravidanza nel periodo 2004-2014. Sono state identificate 469 donne con una diagnosi di iperlipidemia a cui erano state prescritte statine durante la gravidanza e gli esiti delle loro gravidanze sono state confrontati con quelli di 4.690 donne di pari età non esposte alle statine.
Dopo aver corretto l’analisi per età materna e comorbidità, sono risultati più comuni nella prole delle donne esposte alle statine un basso peso alla nascita (RR 1,51 [95%CI 1,05-2,16]), la nascita pretermine (RR 1,99 [1,46-2,71]) e un basso punteggio Apgar a 1 minuto (RR 1,83 [1,04-3,20]). Gli esiti perinatali avversi non erano maggiori nella prole di donne che assumevano da almeno 3 mesi prima del concepimento e avevano continuato a farlo che nella prole di donne che avevano interrotto l’uso delle statine.
“Le statine sono controindicate in gravidanza per via della potenziale teratogenicità che potrebbe essere causata dall’interruzione della sintesi del colesterolo – scrivono gli autori dello studio ricordando che il colesterolo è essenziale per lo sviluppo fetale, in particolare per quanto riguarda il sistema nervoso centrale e periferico – Tuttavia, per quanto è a nostra conoscenza pochi studi hanno esplorato l’associazione tra riduzione del colesterolo materno ed esiti neonatali, nonostante i timori di un effetto teratogeno derivanti da modelli animali. I risultati del nostro studio mostrano che l’esposizione alle statine durante la gravidanza non si associa ad anomalie congenite”. Gli studi sugli animali e alcuni report sulla specie umana hanno mostrato anomalie del sistema nervoso centrale e degli arti dopo esposizione in utero alle statine; i risultati dello studio odierno concordano invece con studi più recenti, come quello condotto da Bateman e colleghi che, analizzando quasi 900.000 gravidanze, ha concluso che l’esposizione alle statine non aumentava il rischio di anomalie congenite.
“Per le gravide a basso rischio, le statine andrebbero usate con cautela dopo aver valutato il rischio di basso peso alla nascita e parto prematuro – concludono gli autori – Per le donne con dislipidemia o ad alto rischio di malattia cardiovascolare e per quelle che usavano le statine prima del concepimento, le statine potrebbero essere usate senza interruzione senza aumentare il rischio di effetti neonatali avversi”.
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