Le diete vegetariane e vegane non sono tutte ugualmente sane

  • Elena Riboldi
  • Notizie dalla letteratura
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Messaggi chiave

  • Una maggiore aderenza a una dieta a base di vegetali con caratteristiche salutari – povera di proteine animali, bevande zuccherate, succhi di frutta, snack, dessert, cereali raffinati e patate – si associa a un rischio più basso di morte.
  • Questo tipo di dieta riduce anche il rischio di malattie cardiovascolari e di cancro, indipendentemente dalla predisposizione genetica e da altri fattori di rischio.
  • Una dieta a base di vegetali, ma con una composizione poco salutare ha effetti opposti, a indicare l’importanza della composizione della dieta vegetariana o vegana.

 

Perché è importante

  • Occorrono strategie efficaci per prevenire le malattie croniche, sempre più diffuse.
  • Le diete a base di prodotti derivati dalle piante sono considerate maggiormente sostenibili in ottica di salute globale (“one health”).

 

Come è stato condotto lo studio

  • Sono stati analizzati i dati raccolti col progetto UK Biobank.
  • La coorte consisteva in 126.394 soggetti adulti (età 40-69 anni) reclutati nel 2006-2010; sono stati inclusi nell’analisi solo i partecipanti che avevano compilato almeno 2 questionari sulla dieta delle 24 ore e di cui erano disponibili informazioni chiave (stili di vita, status socioeconomico…).
  • Sulla base del consumo medio di 17 categorie di alimenti alla dieta di ogni partecipante è stato assegnato un punteggio che indicava quanto fosse sana (healthful plant-based diet index, hPDI) o malsana (unhealthful plant-based diet index, uPDI).
  • È stato quindi valutato come l’aderenza alla dieta sana o malsana influenzava il rischio di morte, malattia cardiovascolare (qualunque, infarto, ictus), cancro (qualunque, seno, prostata, colon-retto) e frattura; il follow-up era di circa 10-12 anni.

 

Risultati principali

  • Un’aderenza più alta (quartile più alto rispetto al quartile più basso) a una dieta con alto punteggio hPDI si associava a un rischio più basso di morte (HR 0,84 [95%CI 0,78-0,91), cancro (HR 0,93 [0,88-0,99]) e malattia cardiovascolare (HR 0,92 [0,86-0,99]).
  • La dieta salutare si associava anche a un rischio più basso di infarto del miocardio (HR 0,86 [95%CI 0,78-0,95]) e ictus ischemico (HR 0,84 [0,71-0,99]), ma non a quello di ictus emorragico o frattura.
  • Al contrario punteggi uPDI più elevati si associavano a un rischio più alto di morte, malattia cardiovascolare e cancro.
  • Le associazioni persistevano anche stratificando i pazienti per sesso, fumo, indice di massa corporea, status socioeconomico e punteggi di rischio poligenico (=rischio genetico).
  • A differenza di studi precedenti non è stata riscontrata nessuna associazione tra hPDI e rischio di tumore del colon-retto e della mammella.