Le cardiopatie congenite lasciano un segno nell'età adulta

  • Cristina Ferrario
  • Notizie dalla letteratura
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Messaggi chiave

  • I pazienti con cardiopatie congenite che raggiungono i 18 anni di età hanno un rischio di mortalità triplo nell’età adulta (fino ai 68 anni) rispetto a chi non presenta la patologia.
  • Il rischio si è ridotto in modo significativo nei nati dopo il 1975.
  • Tre quarti dei pazienti adulti con cardiopatie congenite supera la mezza età.

Secondo quanto riporta uno studio svedese pubblicato su Circulation, le cardiopatie congenite hanno uno strascico in termini di mortalità nei pazienti raggiungono l’età adulta. “Questi difetti cardiaci congeniti si presentano nell’1% circa dei nati vivi” esordiscono gli autori, guidati da Mikael Dellbor del Sahlgrenska University Hospital di Göteborg in Svezia, primo nome dell’articolo. “Grazie ai progressi nelle tecniche chirurgiche e negli approcci farmacologici oggi oltre il 97% dei pazienti raggiunge l’età adulta, ma sappiamo ancora poco sull’effetto di questi trattamenti sulla mortalità e la morbilità futura nei pazienti in età adulta” aggiungono, ricordando che gli adulti con cardiopatie congenite sono comunque a rischio aumentato di diverse patologie cardiovascolari acquisite.

Da qui lo studio recentemente pubblicato, nel quale gli autori si sono basati sui dati di un registro nazionale svedese per identificare i pazienti con cardiopatie congenite nati tra il 1950 e il 1999 e vivi all’età di 18 anni. A ciascuno di questi pazienti sono stati appaiati per anno di nascita e sesso dieci controlli identificati dal registro della popolazione generale per un totale di 37.278 pazienti adulti con cardiopatia congenita (gruppo ACHD) e 412.799 controlli.

E a conti fatti, dopo un follow-up medio di 19,2 anni, la mortalità è risultata di 3,2 volte maggiore nel gruppo ACHD rispetto al gruppo controllo. “La mortalità più elevata ha riguardato i pazienti con difetti conotruncali (HR 10,13), ma anche lesioni più benigne hanno portato a un incremento significativo della mortalità” spiegano Dellbor e colleghi, precisando che il rischio minore è stato osservato per i difetti del setto atriale (HR 1,36).

Dallo studio emerge inoltre che il 75% dei pazienti con cardiopatie congenite che raggiunge i 18 anni vive oltre la mezza età e che la mortalità è diminuita nel corso degli anni, in particolare a partire dai nati dopo il 1975.

“I dati dello studio mostrano che i pazienti con lesioni cardiache congenite - anche di bassa complessità - sono a maggior rischio di mortalità e morbilità in età adulta rispetto alla popolazione senza tali cardiopatie” scrivono gli autori. “Questi pazienti necessitano di un follow-up continuo nel corso della vita per identificare e possibilmente prevenire tali conseguenze” concludono.