Le abitudini di ascolto possono influenzare i benefici della musica sulla memoria
- Iole Ferrara Romeo, PhD
- Uniflash
In assenza di trattamenti efficaci per contrastare il decadimento cognitivo, la musica di sottofondo è stata tradizionalmente proposta come alternativa terapeutica per migliorare i compiti di memoria. Il suo effetto è stato a lungo discusso, ma le prove della sua efficacia sono ancora controverse. Un nuovo studio, condotto da ricercatori dell'Universitat Oberta de Catalunya (UOC) e pubblicato sul Journal of Alzheimer's Disease, ha scoperto che gli effetti benefici della musica sulla memoria possono essere condizionati da differenze individuali tra i pazienti.
Gli effetti positivi della musica di sottofondo sull'apprendimento e sul recupero della memoria in individui sani sono ancora oggetto di dibattito. Resta da chiarire se la musica possa essere utilizzata per potenziare gli effetti della stimolazione cognitiva nelle persone con disturbi legati all'età. Questa ipotesi è stata poco esplorata nella letteratura e le prove finora raccolte provengono principalmente da studi condotti su pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer. In questa popolazione sono stati dimostrati effetti positivi della musica di sottofondo sulla memoria autobiografica e sul recupero lessicale. Tuttavia, nelle condizioni cliniche che precedono la malattia di Alzheimer o la demenza, come il Mild Cognitive Impairment (MCI), non ci sono conclusioni chiare riguardo all'effetto della musica di sottofondo sulla cognizione.
Il nuovo studio spagnolo ha coinvolto 65 pazienti dell'Unità di Neuropsicologia dell'Hospital de Sant Pau di Barcellona, affetti da MCI di tipo amnesico. Il lavoro ha visto la collaborazione di ricercatori dell'ospedale di Barcellona, della Concordia University in Canada e del Gregorio Marañón Health Research Institute di Madrid.
L'ascolto di musica classica non favorisce l'apprendimento
Per verificare l'effetto della musica di sottofondo durante un compito mnemonico, gli autori hanno progettato tre esperimenti. Ognuno di essi consisteva nel guardare 24 fotografie di volti umani con l'istruzione di memorizzarle e, dieci minuti dopo, nel rivedere una nuova serie di immagini che includeva, accanto alle precedenti, 24 nuove immagini, al fine di identificare quelle già viste in precedenza. Nel primo esperimento, la musica è stata riprodotta solo durante la fase di memorizzazione del compito, mentre nel secondo è stata riprodotta sia durante la fase di codifica che di riconoscimento. In entrambi i casi, gli autori hanno riscontrato che la musica non migliorava né peggiorava le prestazioni dei partecipanti.
In entrambi gli esperimenti 1 e 2, gli scienziati hanno utilizzato un tema di musica classica (l'"Adagio" in Re minore di Bach). "La musica classica si caratterizza per essere rilassante e stimolante allo stesso tempo, e si è dimostrata la più efficace per migliorare la memoria", spiega Marco Calabria, ricercatore dell'UOC e primo autore dell'articolo, in un comunicato stampa.
Nel terzo esperimento, gli scienziati hanno esplorato il ruolo dell'attivazione indotta dalla musica sulla memoria. L'"ipotesi dell'umore eccitato" prevede che le prestazioni della memoria siano modulate dalla musica di sottofondo grazie alla sua capacità di alterare l'umore e gli stati di eccitazione dell'ascoltatore.
Studi precedenti dimostrano che la musica "ad alta eccitazione" può migliorare le prestazioni nei compiti di memoria. Pertanto, nell'esperimento 3, gli autori hanno esaminato due condizioni: "bassa eccitazione" e "alta eccitazione". Nella condizione di "bassa eccitazione", i pazienti sono stati esposti all'"Adagio" in Re minore di Bach. Per la condizione di "alta eccitazione", gli autori hanno cercato una sonorità che fosse più attivante che rilassante e, dopo un attento studio, hanno scelto una versione strumentale di "A ray of sunshine" dei Los Diablos.
“In questo studio abbiamo valutato il ruolo delle differenze individuali nei benefici della musica", spiega Calabria a Univadis Spagna, aggiungendo: "Abbiamo valutato questo aspetto attraverso le preferenze e gli atteggiamenti individuali verso la musica e il suo utilizzo nella vita quotidiana". Per farlo, gli autori hanno utilizzato due questionari self-report: la Mood Rating Scale, che valuta i sentimenti soggettivi verso i brani musicali utilizzati negli esperimenti, e il Barcelona Music Reward Questionnaire, che stima le preferenze interindividuali verso la musica.
I ricercatori hanno scoperto che gli effetti positivi della musica sulla memoria erano modulati dalle differenze tra i pazienti nell'uso della musica nella loro vita. "Se le persone usano abitualmente la musica come regolatore emotivo nella loro vita quotidiana - per esempio, per essere più calmi o per passare il tempo - è più probabile che ne beneficino nell’apprendimento", spiega Calabria in un comunicato stampa.
"Le persone che usavano abitualmente la musica come regolatore emotivo nella vita quotidiana hanno ottenuto prestazioni più elevate nel compito di memoria quando sono state esposte a musica 'attivante'", ha dichiarato il ricercatore a Univadis Spagna. "Questi benefici si spiegano con il ruolo delle emozioni nel contesto dell'apprendimento", continua il ricercatore, "cioè, è necessario un livello di attivazione sufficiente affinché si verifichino le condizioni fisiologiche ottimali per consolidare l'apprendimento. Se questo non viene raggiunto (come nel caso della musica classica, che è rilassante), ciò che stiamo imparando non viene consolidato
L'accesso al sito è limitato e riservato ai professionisti del settore sanitario
Hai raggiunto il massimo di visite
Registrati gratuitamente Servizio dedicato ai professionisti della salute