La radioterapia ha un ruolo importante nel rabdomiosarcoma metastatico
- Daniela Ovadia — Agenzia Zoe
- Attualità mediche
di Cristina Ferrario (Agenzia Zoe)
Secondo i risultati di uno studio italiano pubblicato su Pediatric Blood and Cancer, il trattamento con radioterapia può fare la differenza in termini di sopravvivenza per bambini e ragazzi con rabdomiosarcoma metastatico.
“Il rabdomiosarcoma è una neoplasia rara - in Italia si contano 50-60 casi ogni anno - ma che rappresenta comunque la forma più comune di sarcoma dei tessuti molli in bambini e adolescenti” esordiscono gli autori dello studio, guidati da Andrea Ferrari dell’Istituto Tumori di Milano. “Per la malattia localizzata sono stati compiuti grandi passi avanti negli anni e oggi i pazienti hanno una possibilità di cura pari al 70-80%” aggiungono.
Diversa però è a situazione per la malattia metastatica, per la quale la prognosi resta infausta nonostante il trattamento multimodale che può includere chirurgia, chemioterapia e anche la radioterapia. Proprio su quest’ultima tipologia di trattamento, si sono concentrati i ricercatori milanesi che hanno portato a termine uno studio retrospettivo su 80 pazienti di età uguale o inferiore a 21 anni, trattati presso il loro istituto nell’arco di 30 anni (1990-2020) per rabdomiosarcoma metastatico.
Tutti sono stati trattati con un approccio multimodale e, per quanto riguarda la radioterapia, il trattamento è stato definito come radicale (in tutti i siti di malattia), parziale (almeno uno, ma non tutti i siti di malattia) o assente.
“I risultati della nostra analisi confermano la prognosi negativa del rabdomiosarcoma metastatico, con valori di sopravvivenza libera da malattia (EFS) e sopravvivenza generale (OS) a 5 anni pari a 17,3% e 21,3%” spiegano Ferrari e colleghi, che hanno comunque osservato un significativo vantaggio in termini di sopravvivenza legato all’uso della radioterapia.
“Quando somministrata a tutti i siti di malattia, metastasi incluse, la radioterapia è la principale variabile che influenza la sopravvivenza” affermano, precisando che, a 5 anni, i tassi di EFS e OS sono stati, rispettivamente, del 70,6% e del 76,0% per i pazienti sottoposti a radioterapia radicale contro 4,8% e 10,7% per quelli trattati con radioterapia parziale o senza radioterapia.
“Il trattamento radioterapico nei pazienti con metastasi multiple non è semplice: ci si chiede come combinarlo con i trattamenti sistemici intensivi, se e quanto sia possibile trattare tutti i siti e ci si preoccupa delle potenziali tossicità a cute e tardive” dicono gli autori che poi concludono: “I nostri risultati fanno luce sul ruolo del trattamento radioterapico in questi pazienti per i quali però la prognosi resta insoddisfacente. Una migliore comprensione dei meccanismi biologici alla base della patogenesi della malattia rappresenta il primo passo verso l’identificazione di nuove terapie specifiche ed efficaci”.
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