La collaborazione medico-paziente aiuta a prevenire la preeclampsia
- Elena Riboldi
- Uniflash
Un report speciale appena pubblicato sulla rivista American Journal of Obstetric and Gynecology va a colmare una grave lacuna nelle cure della salute della donna, quella di un piano globale per prevenire la preeclampsia. Questa complicanza della gravidanza ogni anno colpisce approssimativamente dieci milioni di donne in tutto il mondo ed è una causa importante di morbilità e mortalità per la madre e per il nascituro. Un gruppo di esperti statunitensi si è confrontato sul tema e ha stilato una serie di raccomandazioni basate sulle evidenze utili per prevenire la preeclampsia nelle gravidanze a rischio moderato-alto. Da sottolineare il fatto che le raccomandazioni sono rivolte sia ai sanitari che hanno in cura la gestante, sia alla gestante stessa: la collaborazione medico/paziente favorisce le probabilità di successo.
Aspirinetta, ma non solo
È noto che assumere aspirina a basso dosaggio a partire dai primi mesi di gravidanza riduce in misura modesta l’insorgenza della preeclampsia. Anche se la terapia è considerata sicura, non si hanno ancora informazioni riguardo agli effetti a lungo termine sulla prole, per questo motivo l’aspirina a basso dosaggio non è raccomandata a tutte le gestanti, ma solo a quelle che, in base a fattori clinici o test di laboratorio sono considerate a rischio di preeclampsia.
“Esiste l’opportunità di offrire a questa popolazione cure aggiuntive che potrebbero prevenire o mitigare gli effetti a breve e lungo termine della preeclampsia – affermano gli autori del report, precisando che le raccomandazioni valgono espressamente per i casi in cui la stima del rischio giustifica la profilassi con l’aspirina a basso dosaggio – Educare pazienti e medici, aumentare la sorveglianza, modificare i comportamenti e adottare altri approcci per migliorare gli esiti in questi soggetti può aumentare le probabilità di un buon risultato”.
Un approccio globale
Il punto cruciale nella prevenzione della preeclampsia è rappresentato dal monitoraggio della pressione sanguigna e dalla gestione dell’ipertensione. In caso di ipertensione cronica (≥ 140/90 mmHg) oltre alla aspirina a basso dosaggio va prescritta una terapia antipertensiva. Il medico deve raccomandare alla paziente di misurare autonomamente la pressione ogni 2 settimane fino alla 20a settimana di gestazione e poi ogni settimana, con maggiore frequenza ove indicato. Va insegnato alla paziente come utilizzare correttamente il misuratore di pressione e occorre assicurarsi che ne usi uno affidabile. Per quanto riguarda il rischio cardiovascolare futuro, la paziente andrebbe sottoposta a visita cardiologica nei primi 3-6 mesi dopo il parto, con follow-up annuale.
È importante intervenire sui comportamenti della paziente, in particolare su dieta e attività fisica. Se possibile dovrebbe essere un dietologo o un nutrizionista a consigliare il piano dietetico in base alle caratteristiche individuali e al fabbisogno calorico, includendo una supplementazione di vitamina D e, in caso di carenza, di calcio. Una volta accertato che non esistono controindicazioni all’attività fisica, la gestante andrebbe incoraggiata ad esercitarsi 3-4 volte alla settimana (sessioni di 30-60 minuti di attività aerobica moderata e strenght training). Anche il riposo è essenziale (almeno 7 ore di sonno). La gestante fumatrice va incoraggiata a smettere e supportata in questa impresa.
Educare costa poco
Va dedicato sufficiente tempo all’educazione della paziente. È sostanziale che sia a conoscenza dei segni e dei sintomi della preeclampsia e della sindrome HELLP (una variante della preeclampsia severa) e che sappia quali valori pressori richiedono attenzione immediata. Va spiegato anche che esiste un rischio post-partum, raccomandando il monitoraggio della pressione per 3 settimane dopo il parto e di avvisare il medico in caso di valori fuori norma.
Dato che la collaborazione attiva della gestante è fondamentale per ridurre il rischio di preeclampsia, il report include una check list stampabile per la paziente in cui vengono sintetizzate in modo chiaro le raccomandazioni riguardo agli stili di vita da adottare, all’importanza di aderire alle terapie farmacologiche prescritte, a segni e sintomi che vanno prontamente riferiti al medico e al monitoraggio della pressione. Alla checklist sono allegate istruzioni semplici ma precise su cosa va fatto e cosa non va fatto quando ci si misura la pressione da soli.
“Il Piano di cure per individui a rischio di preeclampsia fornisce linee guida che sono sicure, costo-efficaci e il meno intrusive possibile – concludono gli autori – Raccomandiamo che il piano di cure sia revisionato quando necessario perché si sono rese disponibili maggiori e migliori informazioni. Nel futuro, l’uso di questo piano di cure verrà fortemente aumentato dalla sua inclusione nelle linee guida/raccomandazioni delle Società e dai percorsi delle cartelle cliniche elettroniche”.
L'accesso al sito è limitato e riservato ai professionisti del settore sanitario
Hai raggiunto il massimo di visite
Registrati gratuitamente Servizio dedicato ai professionisti della salute