La biopsia liquida permette di curare il cancro del colon apparentemente resistente
- Daniela Ovadia — Agenzia Zoe
- Attualità mediche
di Fabio Turone (Agenzia Zoe)
La biopsia liquida compie un ulteriore passo avanti verso l'impiego nella terapia del tumore del colon-retto metastatico, grazie a uno studio interventistico appena pubblicato su “Nature Medicine” da un gruppo di ricercatori italiani da anni all'avanguardia in questo ambito di ricerca. Lo studio Chronos ha infatti fornito la prima dimostrazione dell'efficacia della biopsia liquida per determinare il momento più indicato per avviare la cosiddetta terapia di re-challenge nei pazienti in cui la terapia a bersaglio molecolare rivolta contro il recettore di crescita EGFR (con cetuximab e panitumumab) aveva già dato un beneficio iniziale, poi svanito a causa dell'insorgere della tipica resistenza.
I dati statistici presentati nell'ultimo rapporto AIOM (I numeri del cancro in Italia 2021) indicano che il tumore del colon retto è il secondo per mortalità, e causa ogni anno in Italia 21.700 decessi (11.500 uomini e 10.200 donne). L'incidenza annua è di 43.700 nuove diagnosi (anche qui con una leggera prevalenza di uomini, 23.400, rispetto alle donne, 20.300).
La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è sovrapponibile (65% negli uomini e 66% nelle donne) e così pure la probabilità di vivere ulteriori 4 anni, una volta superato il primo anno dopo la diagnosi (77% negli uomini e 79% nelle donne).
Tutto questo è sicuramente dovuto alla sempre maggiore efficacia delle nuove terapie disponibili, con in prima fila quelle anti-EGFR, che sono indicate nella metà circa dei pazienti con metastasi (quelli che non presentano mutazioni associate a resistenza).
Anche nei pazienti in cui funziona, però, l'efficacia tende a svanire dopo pochi mesi, per l'insorgere nel tumore di mutazioni. Questo obbliga i clinici a percorrere altre strade, anch'esse di efficacia limitata, per poi tornare a provare le terapie a bersaglio molecolare nella speranza che la resistenza sia svanita ma senza alcuna certezza: "Oggi il nostro studio mostra che la biopsia liquida può aiutare a capire il momento in cui il tumore è nuovamente sensibile a questi farmaci" spiega a Univadis Medscape Italia Andrea Sartore-Bianchi, docente dell’Università degli Studi di Milano e Responsabile della Struttura Semplice di Oncologia Clinica Molecolare del Niguarda Cancer Center, primo autore dello studio condotto insieme all'Istituto di Candiolo IRCCS, all’IFOM di Milano, e all’Università di Torino, sotto la supervisione di Salvatore Siena, Silvia Marsoni e Alberto Bardelli.
La biopsia liquida individua nel sangue le tracce molecolari delle cellule tumorali o del DNA che esse rilasciano, e fornisce informazioni preziose sul tumore e sul suo andamento, rilevando per esempio le alterazioni del DNA del tumore che possono renderlo sensibile o resistente a specifiche terapie.
Era stato lo stesso gruppo a pubblicare, esattamente dieci anni fa, sulla rivista ammiraglia Nature, la scoperta di specifiche mutazioni del tumore associate alla resistenza, che potevano essere osservate nel sangue con l'uso della biopsia liquida: "Il passo successivo, pubblicato nel 2015 su Nature Medicine, fu osservazione che la resistenza che si sviluppa in corso di terapia è associata alla comparsa delle stesse mutazioni" aggiunge Sartore-Bianchi.
Con l'arrivo della resistenza, il clinico deve cambiare approccio, fino al momento in cui, per assenza di alternative efficaci, torna a provare i farmaci a bersaglio molecolare: "Questo ha offerto lo spunto per lo studio Chronos, che usa la biopsia liquida per selezionare i pazienti. Abbiamo osservato che frequentemente erano presenti alterazioni geniche di resistenza, probabilmente insorte dopo la prima esposizione ai farmaci anti-EGFR e ancora in circolo. Applicando un concetto di 'tolleranza molecolare zero', abbiamo somministrato la terapia solo ai pazienti che presentavano una clearance completa di queste mutazioni e così facendo abbiamo ottenuto un tasso di risposte obiettive tumorali del 30% e un controllo di malattia oncologica del 63%. Questi dati rappresentano un passo avanti in situazioni cliniche dove le alternative terapeutiche sono spesso assenti, e questa strategia mirata migliora l’indice terapeutico di questo trattamento 'chemo-free' per il carcinoma del colon-retto, evitando di somministrare trattamenti sicuramente inefficaci e risparmiando inutili tossicità e sofferenze" .
Lo studio "proof of concept" su 27 pazienti seguiti in modo prospettico è stato reso possibile grazie a un finanziamento di Fondazione Piemontese per l’Oncologia IRCCS nel contesto di un finanziamento di ricerca AIRC 5x1000 e con il contributo di Fondazione Oncologia Niguarda, e si è svolto nel reparto di oncologia dell’Ospedale Niguarda di Milano sotto la direzione di Salvatore Siena, che ha coordinato gli altri centri clinici partecipanti (Istituto Nazionale Tumori di Milano, Istituto Oncologico Veneto di Padova e Istituto di Candiolo IRCCS).
Ora il gruppo di ricerca sta mettendo a punto un nuovo studio in cui la biopsia liquida sarà alla base dell'impiego della terapia anti-EGFR in forma adiuvante dopo la chirurgia del tumore primitivo, mentre altri gruppi metteranno a confronto biopsia liquida e standard of care in trial clinici più ampi. Il tutto in attesa che la biopsia liquida – che è già disponibile commercialmente in forma di kit - che a un costo attorno ai 2.000 euro forniscono il risultato in una decina di giorni – venga rimborsata dai sistemi sanitari regionali, ed entri quindi a far parte della pratica quotidiana nei reparti di oncologia.
L'accesso al sito è limitato e riservato ai professionisti del settore sanitario
Hai raggiunto il massimo di visite
Registrati gratuitamente Servizio dedicato ai professionisti della salute